Sahg – Recensione: Memento Mori

La trasformazione messa in atto dai Sahg sta dando, ormai da un paio di album, i frutti sperati. Partiti come combo totalmente asservito ai dettami del verbo sabbathiano si trovano oggi ad affrontare una dimensione in cui l’ombra della band di Iommi resta ben presente, ma non soffoca l’espressività grazie ad una scrittura più diversificata che si concretizza in canzoni forse non proprio originali, ma davvero belle e coinvolgenti.

Splendida è ad esempio la mistura di psichedelia e scuro hard rock presentata con “Black Unicorn”: un brano avvolgente ed epico che suona seventies nell’animo, ma che porta in effetti il marchio e la carica heavy del metal più anni novanta (diciamo Voivod, Trouble e Soundgarden).

Simile il discorso per l’altrettanto valida “Devilspeed” che riporta alla mente anche l’aggressività di certe sonorità riconducibili ad una band come i Mastodon ad esempio. Sono però questi paragoni che servono a centrare meglio le sensazioni evocate da una musicalità che rimane comunque abbastanza personale e ascrivibile al macro insieme del metal di derivazione sabbathiana.

Come dimostra una piccola gemma come “Take It To The Grave” i Sahg sanno giocare perfettamente anche con melodia e atmosfere dark, utilizzate sapientemente per portare l’ascoltatore a farsi assorbire completamente dal riffing portato (questo si) con modalità decisamente accostabili ai Sabbath più metal.

Dopo un terzetto di canzoni davvero belle ci si aspetta un piccolo calo, ed in effetti la pur discreta “Silence The Machines” non raggiunge il fascino delle prime tracce, ma la successiva “Sanctimony” attacca con un riff pesantissimo, portato con una violenza tale da far saltare sulla sedia per la botta ricevuta. Sette minuti che scorrono in un attimo, bilanciandosi tra passaggi ultra-heavy e un tocco melodico vicino agli Alice In Chains. Il tutto non aggiunge evidentemente nulla alla storia del genere, ma viene portato con un’efficacia davvero encomiabile.

Non a caso la successiva “(Praise The) Electric Sun” si adagia su una melodia suadente, oltremodo in debito con gli anni settanta, ed anche in questo caso l’uso dei cori e l’accuratezza degli arrangiamenti mettono in luce la qualità di una band che ha raggiunto una maturità completa.

Una sensazione che viene confermata dalle ultime due tracce, anche se “Travellers Of Space And Light” soffre di una certa ripetitività, mentre il finale di “Blood Of Oceans” mette in mostra una maggiore varietà armonica e, ancora una volta, il giusto mestiere nel far rendere riff e melodie.

Fermo restando che l’hard di origine sabbathiana può tranquillamente aver già detto tutto il necessario, per chi tuttavia ama certe sonorità i Sahg sono ormai un punto di riferimento irrinunciabile.

Sahg - Memento Mori

Voto recensore
7,5
Etichetta: Indie Recordings

Anno: 2016

Tracklist: 01.Black Unicorn 02.Devilspeed 03.Take It to the Grave 04.Silence the Machines 05.Sanctimony 06.(Praise The) Electric Sun 07.Travellers of Space and Light 08.Blood of Oceans
Sito Web: http://sahg.no/

riccardo.manazza

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Incapace di vivere lontano dalla musica per più di qualche ora è il “vecchio” della compagnia. In redazione fin dal 2000 ha passato più o meno tutta la sua vita ad ascoltare metal, cominciando negli anni ottanta e scoprendo solo di recente di essere tanto fuori moda da essere definito old school. Il commento più comune alle sue idee musicali è “sei il solito metallaro del cxxxo”, ma d'altronde quando si nasce in piena notte durante una tempesta di fulmini, il destino appare segnato sin dai primi minuti di vita. Tra i quesiti esistenziali che lo affliggono i più comuni sono il chiedersi il perché le band che non sanno scrivere canzoni si ostinino ad autodefinirsi prog o avant-qualcosa, e il come sia possibile che non sia ancora stato creato un culto ufficiale dei Mercyful Fate.

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