I christian prog metaller S91 giungono con “Behold The Mankind” (un ottimo album, professionale e che propone un approccio orecchiabile e decisamente “per tutti”) alla prima release per un’etichetta italiana storica come la Underground Symphony. Vista l’evoluzione dei nostri (che arrivano da una sorta prog rock melodico a tre voci) è arrivato il momento di conoscere meglio questa nuova realtà christian metal italiana grazie al contributo del chitarrista/cantante Francesco Romeggini e del bassista Giacomo Manfredi.
Il vostro esordio, l’EP “Sto per tornare”, risale al 2009 e rispetto al rock leggermente progressivo e leggero di quel lavoro è cambiato veramente molto; vi va di descriverci come siete arrivati al sound progressive metal di “Behold The Mankind”?
Francesco Romeggini: “Ciao Leo, innanzitutto grazie mille dell’intervista e dello spazio concesso; in quell’EP eravamo ancora in cerca di un’identità comune, dato che provenivamo tutti da generi musicali molto distanti e l’ibridazione era ancora immatura da diversi punti di vista; già da “Volontà Legata” abbiamo iniziato a dare una forma più omogenea al nostro sound, ma ancora avevamo bisogno di affilare le unghie. La vera e propria rivoluzione è arrivata con il cambio di line-up, con l’arrivo di un batterista ufficiale e soprattutto con la rivoluzione dell’assetto vocale, prima avevamo tre voci principali, adesso abbiamo solo una cantante principale e alcuni interventi miei come voce maschile. Con questa line-up abbiamo trovato un’amalgama molto più efficiente e siamo riusciti a sviluppare il sound di “Behold The Mankind” con più cura su tutti i punti di vista.”
Se non erro a livello di testi il nuovo album è un concept sulla storia dell’umanità vista in chiave cristiana; potete entrare nei particolari e descriverlo meglio seguendo l’evoluzione del CD traccia dopo traccia?
Giacomo Manfredi: “L’autentica rivoluzione è quella dello spirito, nata dalla convinzione intellettuale della necessità di cambiamento degli atteggiamenti mentali e dei valori che modellano il corso dello sviluppo di una nazione. Una rivoluzione finalizzata semplicemente a trasformare le politiche e le istituzioni ufficiali per migliorare le condizioni materiali ha poche probabilità di successo”. Questa frase estrapolata da un libro di Aung San Suu Kyi descrive perfettamente il messaggio presente nel nostro disco. Con il passare dei secoli sono cambiate le tecnologie e gli equilibri geopolitici ma non è cambiata la natura dell’uomo. La vicenda giudaico-cristiana è una metafora per la storia di tutta l’umanità e i messaggi che possiamo trarne sono e saranno sempre validi. Percorrendo il disco traccia per traccia abbiamo descritto la storia dell’umanità dal punto di vista della teologia Cristiana nel modo che segue:
– The Cry Of Life: viene creato l’universo, ma senza l’uomo è come una casa vuota. L’umanità è la coscienza dell’universo.
– Wandering Souls: è una lettura moderna del racconto del Giardino dell’Eden, l’uomo vuole ergersi a Dio e cade.
– Slaves And Kings: l’umanità corrotta crea società squilibrate dando vita a regimi corrotti e liberticidi (ovviamente il riferimento è all’Antico Egitto e a Babilonia ma è interessante notare la somiglianza di questi con i totalitarismi del XX secolo).
– The Calling: narra la chiamata di Abramo nell’antico testamento, Dio cerca di redimere l’umanità chiamando a sé un eletto.
– Blind Revolutions: gli uomini aspettano la venuta di qualcuno che li guidi in una rivoluzione armata contro i loro despoti, l’arrivo del messia invece sembra non avere niente a che fare con tutto questo, il suo piano rivoluzionario è totalmente diverso.
– The Son Of God: racconta la nascita e la vita di Cristo, in particolare si concentra sul suo arresto e il timore da parte dei suoi nemici della rivoluzione che stava portando.
– Sacrificed: è il racconto della Passione. Ponzio Pilato nel presentare Gesù al popolo pronuncia la frase “Ecce Homo” (Ecco l’Uomo), Behold the Man in inglese. Il titolo del disco diventa quindi Behold the Mankind proprio perché il sacrificio di Cristo è un simbolo di ciò che siamo chiamati a fare tutti noi nei confronti del nostro prossimo per creare una società più giusta.
– The Bloody Revelation: la resurrezione, il titolo vuole indicare la rivelazione che il sangue di Gesù, in quanto Dio e uomo, Re e servo, è la chiave per redimere l’umanità e sanarne il male profondo. La sua vita e la sua morte devono essere un esempio per ognuno di noi.”
Anche la copertina merita un approfondimento; chi è l’autore e cosa rappresenta?
Francesco Romeggini: “La copertina è stata realizzata da Jahnvision Art, il grafico della nostra etichetta, abbiamo voluto rappresentare il senso centrale del concept, ovvero l’umanità divisa in tre diversi stati: sulla destra abbiamo le anime dannate, ovvero coloro che accecati dall’orgoglio vivono facendosi guerra l’un l’altro e perdendo la propria identità; a sinistra invece abbiamo la fase del pentimento, un uomo che consapevole della propria imperfezione ricerca la redenzione; al centro invece abbiamo un’anima beata, la quale essendosi umiliata di fronte alla perfezione di Dio risplende in lui.”
Come vi siete divisi il lavoro di composizione per quanto riguarda i testi e la musica?
Francesco Romeggini: “Per quanto riguarda la musica abbiamo lavorato molto come gruppo; di solito qualcuno (generalmente io e il tastierista) partoriva un’idea a casa e provavamo poi a svilupparla suonando insieme, alcuni brani però sono nati proprio in sala prove. Per quanto riguarda i testi invece ce ne siamo occupati io, Giacomo (bassista) e Maria (singer); dovendo realizzare un concept album abbiamo dovuto lavorare molto a tavolino per cercare di incastrare tutto; è molto più difficile, ma alla fine ripaga anche di più.”
Quali sono i gruppi e i movimenti musicali che vi hanno formato come musicisti ed ascoltatori?
Francesco Romeggini: “Fondamentalmente la linea comune dei nostri ascolti è il prog, anche se ognuno viene da ascolti un po’ diversi; io personalmente vengo dall’heavy metal più classico, il tastierista invece dal progressive anni ’70, la cantante segue molto anche le band gothic metal, il bassista i gruppi post-rock e psichedelici, il batterista si rifà molto al drumming dei batteristi prog metal più tecnici. In generale comunque il movimento a cui siamo legati di più è il Christian metal.”
Volete raccontarci della prestigiosa collaborazione con Christian Rivel dei Narnia che canta sull’opener “The Cry Of Life”?
Francesco Romeggini: “Io sono un fan dei Narnia da quando ero un teenager; ho avuto l’occasione di conoscere Liljegren al festival Elements Of Rock in Svizzera e da allora siamo rimasti in contatto. Avevamo questo brano con un finale in pieno stile power metal, e da molto tempo progettavamo di far cantare quella parte ad un ospite proveniente da quel genere; così decidemmo di proporre la parte a lui, quando lo contattai fu molto entusiasta di partecipare e apprezzò molto il brano, così si rese disponibile e ci registrò le parti vocali. Il risultato è stato fantastico, siamo veramente contenti di come abbia arricchito quel brano con la sua ottima prestazione; il suo entusiasmo nel voler collaborare con noi è stato veramente un toccasana.”
Un pezzo che mi ha colpito molto è stato, fra gli altri, “Blind Revolutions” in cui il vostro tastierista Francesco Londino dimostra di apprezzare l’uso dell’Hammond e degli anni ’70. Ti va di approfondire?
Francesco Romeggini: “Come dicevo prima Frank viene dal sound anni ’70, band come PFM, Yes, Emerson Lake & Palmer (di recente ha registrato anche una cover loro) ecc. In quei dischi l’Hammond era sempre uno strumento protagonista, in quelli di oggi un po’ meno; la bravura di Frank sta proprio nel fatto di riuscire a inserire parti con quello strumento in un sound un po’ più moderno come il nostro, credo che possa essere un elemento in grado di caratterizzare il nostro stile nel contesto odierno.”
Anche l’afflato epico e le atmosfere orientaleggianti di “Slaves and Kings” mi hanno colpito; come avete lavorato per realizzarlo e che approccio ha adottato Maria Londino per le linee vocali?
Francesco Romeggini: “Slaves and Kings” è stato il primo brano di “Behold The Mankind” che abbiamo scritto, era ancora il 2011 e studiavo Storia della musica all’università; ricordo che rimasi colpito da un’ouverture di Giuseppe Verdi (non sono poi più riuscito a capire quale fosse ahahah) e da lì mi venne l’idea di provare a scriverne una per il gruppo, il risultato fu l’intro di quel brano (se ci fate caso è molto dinamica che richiama molto la musica sinfonica). Portai l’idea alle prove e iniziammo a lavorarci sopra; a quei tempi in line-up c’era anche la cantante Sefora Bonaccorsi, avendo partecipato a un seminario vocale aveva molte ispirazioni e iniziò insieme a Maria a creare delle linee molto interessanti; nella parte finale inizialmente il duetto era tra loro due. Quando poi Sefora abbandonò la band Maria riadattò un po’ tutta la prima parte; nella parte finale provai a fare io il duetto con lei in uno stile vocale estremo; il risultato fu ottimo e quando ci siamo trovati a dover allineare il testo per il concept è tornato tutto alla perfezione.”
Un plauso al fatto che avete lasciato veramente spazio a tutti gli strumenti; in particolare apprezzo molto il lavoro di Jack il cui basso emerge un po’ ovunque; come avete lavorato per ottenere questo sound che permette a tutti i musicisti di ottenere la giusta attenzione?
Giacomo Manfredi: “Scriviamo i nostri brani suonando tutti insieme in sala prove ed ognuno di noi mette a disposizione le proprie idee per la stesura degli arrangiamenti; credo che sia questa la ragione principale che ha portato ad essere tutti protagonisti. Come bassista ho cercato di suonare in maniera molto energica e molto precisa; per ottenere questo risultato negli ultimi anni mi sono molto concentrato sull’uso del plettro e dei suoni distorti.”
L’album è uscito da un paio di mesi; quali sono i primi commenti da parte della critica e dei fan che hanno acquistato o ascoltato “Behold The Mankind”?
Francesco Romeggini: “Finora le recensioni sono molto positive; sembra che il disco stia piacendo molto sia in Italia che all’estero; ovviamente è ancora un po’ presto per tirare le somme, ma per ora sembra che l’opera funzioni; una cosa che molti sottolineano è il fatto di aver realizzato un ottimo compromesso tra la complessità del prog e l’orecchiabilità, era il nostro obiettivo e siamo veramente contenti di averlo raggiunto.”
Come è noto in Italia non c’è un panorama christian metal molto vivace ma altrove si svolgono festival tutti gli anni; come vi state muovendo promuovere l’album? Avete contattato alcuni festival christian come Elements Of Rock, Brainstorm, Blast Of Eternity, Meltdown, Rock For Eternity, ecc.?
Francesco Romeggini: “Sì, abbiamo provato a rivolgerci a situazioni estere, in particolare ai festival che conoscevamo come l’Elements Of Rock (io personalmente ho partecipato a 8 edizioni) ma finora non c’è stata disponibilità da parte loro. L’unico festival che ci ha proposto un ingaggio è Rock Alive, festival olandese; saremo lì il 23 settembre 2017 insieme ad altre due band italiane, siamo veramente contenti di potervi partecipare.”
Prima dicevo che in Italia non esiste una scena fiorente ma di fatto su metallus abbiamo realizzato pochi mesi fa due speciali dedicati ai gruppi Christian italiani ed alle release più significative. Quali contatti avete con gli altri gruppi?
Francesco Romeggini: “Personalmente sono in contatto un po’ con tutte le band del suolo italico, scrivendo per www.whitemetal.it seguo la scena Christian metal da molti anni e conosco un po’ tutti, con diverse band ho anche collaborato (vedi Inside Mankind, Ascer e Boarders); siamo sparsi un po’ in tutta Italia quindi è molto difficile collaborare, però so benissimo che ognuna di queste band ha qualcosa di importante da dare alla musica e al nostro paese. Mi ricordo degli speciali su metallus, è stato veramente un bel colpo, hai fatto un ottimo lavoro dando visibilità al nostro movimento (che ne ha veramente bisogno).”
So che in questi anni in particolare tu Francesco ti sei impegnato a realizzare il festival Rock For The King ma il risultato non è stato quello sperato. Secondo te è impossibile creare una vera e propria scena in Italia?
Francesco Romeggini: “Purtroppo credo di sì; come accennavi prima non esiste un movimento Christian metal solido in Italia, esistono alcune band che fanno il possibile per dire la loro ma con tutte le difficoltà che questo mondo offre (parlo di quello della musica in generale). Per 4 anni abbiamo realizzato questo festival di Christian metal, il primo in Italia propriamente metal (esisteva Rock On The Rock molti anni fa, ma non era specializzato nel metal); purtroppo però abbiamo dovuto chiudere perché non c’era abbastanza pubblico ai concerti e soprattutto non siamo riusciti a trovare delle realtà solide in grado di aiutarci. Abbiamo avuto anche band internazionali di altissimo livello (come i Signum Regis) e la partecipazione anche di personaggi più noti come Fratello Metallo. Purtroppo il mondo del live è in forte crisi, ai concerti ci vanno sempre meno persone; è quindi difficile realizzare dei festival soprattutto in un mondo di nicchia come il nostro. Credo che un festival vero e proprio in Italia non possa funzionare, ma credo anche che le band attive adesso stiano dimostrando che non abbiamo niente da invidiare ai grandi nomi secolari. Rock For The King è stato in ogni caso un punto di incontro per conoscere meglio le band che ci circondano e soprattutto legare con le persone fantastiche che vi lavorano.”
Tornando agli S91 vi chiederei di chiudere annunciandoci quali sono i vostri piani per il 2017 che ormai sta arrivando…
Francesco Romeggini: “Nel 2017 inizieremo la distribuzione digitale del nostro disco. In più abbiamo intenzione di fare concerti in giro per l’Italia e l’Europa e continuare ad essere attivi sui social con video che spero il pubblico possa trovare interessanti. In più stiamo scrivendo nuovo materiale perché abbiamo intenzione di pubblicare altri due album.. una trilogia di cui “Behold The Mankind” è il primo capitolo.”