Che Ronnie Romero porti in dote una delle migliori voci del panorama hard-rock è un dato di fatto ormai assodato: al pari di pochi altri, e con il beneficio di un’età ancora giovine, l’artista cileno appartiene a quella ristretta cerchia di interpreti la cui timbrica appare da subito perfetta per dare vita al genere che amiamo. Allo stesso tempo, secondo alcuni, i numerosi progetti nei quali Romero è stato coinvolto non gli hanno del tutto permesso di scrollarsi di dosso l’etichetta di un eccellente performer al frenetico soldo di Ritchie Blackmore’s Rainbow, The Michael Schenker Group, Lords of Black, The Ferrymen, Sunstorm ed Elegant Weapons la cui personalità rimane, però, un punto interrogativo: da un’esibizione insapore all’Eurovision con i bulgari Intelligent Music Project alla pubblicazione di due (buoni) album di cover, l’idea è un po’ quella che il talentuoso cantante cerchi sempre di tirare fuori il meglio da situazioni e soluzioni che – già in partenza – non sono in realtà in grado di raccontarci niente di interessante su di lui e sulla sua dimensione più personale ed umana. Ho quindi accolto con grande curiosità la possibilità di ascoltare quello che, a tutti gli effetti, rappresenta il primo vero tassello del Romero solista: non solo qui non si parla più di un talento prestato ad altri, ma “Too Many Lies, Too Many Masters” è anche un disco dalla forte componente latina (la band al seguito è tutta spagnola) e che, non senza sorpresa, prende le distanze dalla produzione di massa che Frontiers affida ai soliti noti. Basterebbero queste due semplici considerazioni ad introdurre l’ascolto, ma anche il pieno coinvolgimento di Romero nell’intera composizione del disco e nella sua produzione ne rafforzano il carattere di primo lavoro davvero personale e, immagino, fortemente voluto.
All’atto squisitamente pratico, “Too Many Lies” (lo abbreviamo, appunto, per brevità) si apre all’insegna di quel melodico spinto / softcore che certamente mette a completo agio la voce di Romero, libera di alzarsi in volo in un tripudio di chitarre elettriche e batteria. Il fatto che la melodia lasci tutto sommato indifferenti non preoccupa più di tanto: dopo tutto si tratta pur sempre di un debutto, per quanto sui generis, e quindi direzione ed approccio sono tutti da inventare. I pensieri cattivi cominciano però ad insinuarsi con l’ascolto dei brani successivi, dai quali emerge la natura che li accomuna: quelli di rappresentare più un terreno di caccia perfetto per gli acuti del cantante cileno piuttosto che canzoni dalle quali si possa ricavare un autentico godimento. Certamente il fatto che in questi giorni stia riascoltando ossessivamente “Somewhere In Time” non deve indurre a paragoni impropri, inutili ed impietosi, ma il confronto insegna se non altro a distinguere a naso quelle composizioni che – diciamolo – gigioneggiano (“Mountain Of Light”, che anche il titolo…) o cercano goffamente di sorprendere virando dalle parti dell’heavy (“Girl, Don’t Listen To The Radio”, “Vengeance“) o del prog (“Chased By Shadows“) da quelle pronte per essere consegnate alla storia e godibili dopo trentacinque anni come se fossero uscite, tipo, l’altro ieri. E quando anche la title-track si rivela un esperimento citazionista non del tutto riuscito, la natura dei limiti che affliggono l’album comincia a consolidarsi.
La produzione piuttosto pulita aiuta comunque ad apprezzare una bella composizione dei suoni, soprattutto negli episodi più ordinati: è il caso ad esempio di una “I’ve Been Losing You” che, sebbene già sentita un milione di volte in un milione di differenti playlist, quei cinque (troppi) minuti di disimpegno li regala senza versare troppo sudore. Il problema di “Too Many Lies” sta tutto nell’ambizione che non ha, e che comunque non va oltre quella di presentare un prodotto molto ben confezionato e tecnicamente notevole ma che purtroppo, nemmeno in questa sospirata occasione, nulla di veramente personale aggiunge al percorso del cantante naturalizzato statunitense. Qui è ancora tutto così stranamente, inspiegabilmente generico (“Crossroad”, “A Distant Shore”) ed imperdonabilmente scolastico anche nei testi (“Not Just A Nightmare”) al punto che più volte durante questi quarantacinque minuti parrebbe di dover rimpiangere l’impeccabile esecuzione di una manciata di belle cover: il poco tempo intercorso dalla pubblicazione dei decenti “Raised On Radio” (2022) e “Raised On Heavy Radio” (2023) è esso stesso una sibillina testimonianza di un percorso che, per il momento, ha dato un grande peso alla quantità degli impegni e delle uscite, forse a discapito di un’evoluzione verso lidi più interessanti.

Etichetta: Frontiers Music Anno: 2023 Tracklist: 01. Castaway on the Moon 02. Mountain of Light 03. I’ve Been Losing You 04. Too Many Lies, Too Many Masters 05. Girl, Don’t Listen to the Radio 06. Crossroad 07. Not Just a Nightmare 08. A Distant Shore 09. Chased By Shadows 10. Vengeance Sito Web: facebook.com/ronnieromeroofficial |