Recensione: Raised On Radio

Un bel disco di cover, con tanto di pubblicità (semi) occulta in copertina. Potremmo anche liquidarlo così, questo “Raised On Radio”, raccolta di canzoni composte da Survivor, Bad Company, Foreigner, Queen, Led Zeppelin e altri a cavallo tra il 1968 di “All Along The Watchtower” ed il 1995 di “I Was Born To Love You” ed interpretate da uno dei cantanti più interessanti tra quelli attualmente in forza a Frontiers. Già all’opera con Rainbow, Michael Schenker Group, Lords Of Black, The Ferrymen e Sunstorm (il cui recente “Afterlife” compare appunto sulla copertina dell’album), il cantante e compositore cileno ha operato in questa occasione una generosa scelta di brani che difficilmente potrebbero definirsi grandi classici, ma piuttosto perle nascoste che “Raised On Radio” offrirà ad alcuni l’occasione di scoprire per la prima volta o riscoprire dopo anni dal primo ascolto. “Play The Game Tonight” dei Kansas mi ha dato, ad esempio, l’opportunità di gustare un video musicale del 1982 nel quale trovano posto i concetti di vita morte & distruzione associati alla simbologia de Il Signore Degli Anelli, l’intensa “Voices” dell’inglese Russ Ballard mi ha introdotto ad un artista che ora vorrei conoscere meglio mentre l’arrangiamento di “Gypsy” degli Uriah Heep sembra fatto apposta per dimostrare quale straordinaria maturità l’heavy metal avesse già raggiunto nel 1973.

E’ grazie a spunti e connessioni come queste, che esulano dalla pura esecuzione musicale ma in qualche modo si intrecciano con la vita e la tracklist dell’album, che “Raised On Radio” esprime la propria voglia di comunicare, interessare, stuzzicare l’ascoltatore coinvolgendolo in un viaggio nei ricordi lungo oltre venticinque anni e contraddistinto – anche – da alcune tinte piacevolmente malinconiche (“Girl On The Moon” dei Foreigner è uno degli episodi più riusciti ed intensi). Un album insomma che funziona perfettamente come conversation starter, che arreda grazie alla sua bella copertina ma che tra le note leggere e gli intensi assoli offre anche il pretesto per una ricerca su Google, un ascolto fuori programma su Spotify o la visualizzazione di un video su Youtube sul quale puoi ancora godere della bassa e traballante risoluzione delle videocassette VHS. E’ questa natura di trampolino verso altro, di tappa della conoscenza, di suggerimento disinteressato da fratello maggiore (perché il cugino, lui aveva generalmente un secondo fine) che rende questa raccolta qualcosa di più degno e personale, di più umano e meno commerciale, superiore per portata e potenzialità allo spazio che una semplice compilation dovrebbe in teoria occupare.

Prodotto ottimamente da Alessandro Del Vecchio e supportato dall’esecuzione di validi musicisti (tra i quali Srdjan Brankovic alla chitarra, Javi Garcia al basso ed Andy C alla batteria), il progetto voluto da Serafino Perugino è certamente un lavoro di intrattenimento di ambizione contenuta ma godibile, per la misura con la quale Romero lo interpreta, lasciando ampio spazio alla musica (“Sin’s A Good Man’s Brother”), rispettando le sonorità originali (“Backstreet Love Affair”), mettendo in primo piano la passione del rock’n’roll più autentico (“Carolina County Ball”) senza che il disco si trasformi in una passarella per il proprio talento. Nonostante “Raised On Radio” rappresenti niente più che una tappa intermedia in attesa della pubblicazione del primo vero disco di debutto solista, questa raccolta racconta con onestà il piacere disinvolto di fare arte (“Since I’ve Been Loving You”) e gioca bene le sue carte, offrendo quasi cinquanta minuti di buoni ascolti ed una selezione niente affatto banale se non – a tratti – addirittura sorprendente. Benchè tutti i dischi di questo tipo debbano fare i conti con un interesse inizialmente ristretto ed una longevità per forza di cose limitata, ciascuno di questi undici brani offre qualcosa che a volte non troviamo nemmeno in uscite strombazzate e sulle carta originali: uno spunto gioioso (“I Was Born To Love You”) ed interessante, una banale scusa per cantare o un momento di pura e rigenerante distrazione.

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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