Roger Waters: Live Report della data del 29 aprile a Bologna

Si è chiuso all’Unipol Arena di Bologna il mini tour italiano di sette date di Roger Waters del suo “This Is Not A Drill-His First Farewell Tour”. Un tour che ha registrato un bagno di folla e ampi consensi sia a Milano che nel capoluogo emiliano e che ha riunito tre generazioni di fan per questi appuntamenti unici e indimenticabili (speriamo non gli ultimi).

L’attesa è palpabile da subito quando una voce fuori campo annuncia il countdown di quindici minuti all’inizio , poi di dieci, cinque e due che manda su di giri tutti i presenti. Poi un forte lampo e un boato scuotono l’arena e iniziano a scorrere immagini di distruzione, di macerie, di scheletri di grattacieli sventrati circondati da persone immobili, lobotomizzate, inermi come degli zombi che si trovano in uno scenario post apocalittico, immagini che mettono paura e che hanno l’intento ed il potere di svegliare le coscienze, “Hello, is there anybody in there?”. “Confortably Numb” da fuoco alle polveri e il pubblico non aspetta altro che si alzino i maxischermi per accogliere con enorme calore Roger Waters, in grandissima forma nonostante le sue 79 primavere. Si ha ora modo di vedere con chiarezza il palco  centrale a 360 gradi sormontato da un maxischermo a forma di croce che dà la possibilità a tutto il pubblico di avere una visione completa sia dei musicisti che dell’imponente scenografia. Si continua con “Another Brick In The Wall”, composizione immortale dei Pink Floyd, a cui seguono due brani della sua carriera solista, “The Powers That Be” e “The Bravery Of Being Out Of Range”, dove si condanna qualsiasi forma di discriminazione razziale e la violenza nei confronti delle donne come accade in Iran, ma non poteva mancare una forte accusa verso i politicanti sia passati che presenti, accusati di essere dei criminali di guerra. Un proclama forte che da sempre accompagna la musica di Waters e che è una colonna portante del suo messaggio sia visivo che musicale. Waters afferma (in Italiano) che è molto felice di essere qui e non riesce a credere che questa sia l’ultima sera, ma il modo migliore di celebrare questo momento è con un pezzo che ha scritto durante il periodo del Covid chiamato “The Bar”, un luogo in cui si socializza con le persone, ma anche dove si può essere soli. Con “Wish You Were Here” e “Shine On You Crazy Diamond” si omaggia l’amico Syd Barrett anche con vecchie immagini della band a fare da sfondo, mentre con l’incalzante “Sheep” un’enorme pecora gonfiabile fluttua inesorabile sulle nostre teste accompagnata da sequenze di neonati sospesi nell’aria che si alternano ad altre immagini forti, a rimarcare l’inesorabile omologazione dell’uomo a seguire come pecore i dettami imposti dall’alto, sperando con questo messaggio di risvegliare le menti delle persone. Tutto questo ci porta alla fine della prima parte del concerto che, dopo un break di una decina di minuti riprende con forza con “In The Flesh?” con un maiale che sorvola le nostre teste con la scritta “Steal From The Poor Give To The Rich”, mentre con la successiva “Run Like HellWaters chiede se ci sono dei paranoici presenti questa sera e dedica il pezzo a tutti loro, sensibilizzando anche su questo argomento. Si continua con “Deja Vu”, un brano portatore di un forte messaggio di uguaglianza per la parità dei diritti umani e che cita tra gli altri la popolazione dello Yemen, ma anche la libertà riproduttiva e di genere. Il tintinnio dei soldi e del registratore cassa accompagnano l’inizio di “Money”, brano in cui viene ben rappresentata l’ossessione del genere umano verso il Dio denaro tanto da diventarne schiavi. Seguono le intense “Us And Them”, “Any Colour You Like”, “Brain Damage” ed “Eclipse” a omaggiare l’immenso “The Dark Side Of The Moon” . Nell’encore trovano posto “Two Suns In The Sunset”, il reprise di “The Bar”, dove Waters si beve un bicchierino con la sua band alla nostra salute e dove afferma di aver rubato sei parole di un brano di Bob Dylan e che ringrazia assieme alla moglie Kamilah e al fratello John più grande di due anni, mancato lo scorso anno, per poi finire con “Outside The Wall” e uscire di scena tra gli scroscianti applausi accompagnati da una visibile commozione da parte di tutti i presenti che increduli fluiscono ordinatamente verso l’uscita. L’invito all’azione, a voler combattere per le ingiustizie, contro la lotta di potere, ma anche ad amare, a proteggere e condividere il nostro prezioso pianeta con gli altri sono importanti messaggi che stasera sono stati espressi da Waters e che sicuramente hanno lasciato il segno sui presenti e che infondono speranza per il futuro accompagnati dalla maestria di un grande artista che sa sempre emozionare.

Setlist:

Set 1:

  1. Comfortably Numb
    (Pink Floyd song)
  2. The Happiest Days of Our Lives
    (Pink Floyd song)
  3. Another Brick in the Wall, Part 2
    (Pink Floyd song)
  4. Another Brick in the Wall, Part 3
    (Pink Floyd song)
  5. The Powers That Be
  6. The Bravery of Being Out of Range
  7. The Bar
  8. Have a Cigar
    (Pink Floyd song)
  9. Wish You Were Here
    (Pink Floyd song)
  10. Shine On You Crazy Diamond (Parts VI-VII, V)
    (Pink Floyd song)
  11. Sheep
    (Pink Floyd song)

Set 2:

  1. In the Flesh?
    (Pink Floyd song)
  2. Run Like Hell
    (Pink Floyd song)
  3. Déjà Vu
  4. Déjà Vu (Reprise)
  5. Is This the Life We Really Want?
  6. Money
    (Pink Floyd song)
  7. Us and Them
    (Pink Floyd song)
  8. Any Colour You Like
    (Pink Floyd song)
  9. Brain Damage
    (Pink Floyd song)
  10. Eclipse
    (Pink Floyd song)
    Encore:
  11. Two Suns in the Sunset
    (Pink Floyd song)
  12. The Bar (Reprise)
  13. Outside the Wall
    (Pink Floyd song)

eva.cociani

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Amo la musica a 360 gradi, non mi piace avere etichette addosso, le trovo limitanti e antiquate, prediligo lo street, il glam e anche il goth, ma non disdegno nulla basta che provochi emozioni. Ossessionata dalle serie tv, dalla fotografia, dai viaggi e dai live show mi identifico con il motto: “Live the life to the fullest”.

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