L’edizione del Rock in Castle del 2022, senza giri di parole, si può definire epica.
Sebbene una delle sue giornate sia stata cancellata, il festival ha potuto contare su un bill che ha soddisfatto tutti gli amanti del metal, portando nei primi due giorni della manifestazione mostri sacri come Mercyful Fate, Venom, Judas, Priest e Saxon, solo per citarne alcuni.
Con la terza e conclusiva giornata, gli organizzatori non hanno voluto abbassare il livello e, a una settimana precisa dall’esibizione dei Metallica di Firenze, ecco che Villafranca, chiama a sé i numeri 2 (se si parla di vendite) del Big 4 del thrash metal americano: i Megadeth.
THE INSPECTOR CLUZO
La giornata è stata aperta dal duo blues/rock The Inspector Cluzo.
Di gente, durante la loro esibizione, ne era arrivata ancora poca, poiché la location del festival non prevede molti ripari dal sole cocente e ciò invoglia il pubblico ad arrivare più tardi. Tuttavia il gruppo francese, con alle spalle già quindici anni di carriera, non si è fatto scoraggiare e ha eseguito un’ottima performance che ha saputo intrattenere e coinvolgere le decine di persone che si sono volute accaparrare le prime file.
BARONESS
Sono seguiti i Baroness, aumentando la potenza del suono, portando sul piatto il loro progressive/stoner/ sludge metal. Visti tre anni fa in apertura ai Volbeat (https://www.metallus.it/live-report/volbeat-live-report-e-foto-della-data-di-milano/), ho potuto verificare di persona che godono ancora di tanta potenza e “salute” a livello di performance.
Tanta energia trasmessa soprattutto dalla chitarrista Gina Gleason, che è una vera mina vagante: non è stata mai ferma e si è impadronita della scena, sebbene non sia la cantante del gruppo.
Ovviamente anche i compagni si sono fatti notare a modo loro e hanno confermato il loro valore, suonando una scaletta con brani principalmente tratti dal “Blue Record”, concludendo con “Isak”, uno dei loro pezzi più famosi.
Setlist:
1 – Take My Bones Away
2 – The Sweetest Curse
3 – Ogeechee Hymnal
4 – A Horse Called Golgotha
5 – Marche to the Sea
6 – Tourniquet
7 – Shock Me
8 – War, Wisdom and Rhyme
9 – Isak
SUICIDAL TENDENCIES
Sono seguiti i Suicidal Tendencies, che hanno incominciato a preparare le orecchie del pubblico al genere degli headliner, suonando il loro hardcore punk e crossover thrash, proponendo pezzi che non hanno superato la loro uscita discografica del 1999 “Freedumb”.
il cantante Mike Muir, unico membro stabile della band, ha indosso, come da tradizione, una bandana e un cappellino, ormai suo segno distintivo di un genere che sta portando avanti dalla gioventù. Una gioventù che sembra non aver perso del tutto, poiché di stare fermo proprio non ci ha pensato. Così come il chitarrista Ben Weinman, che saliva pure sugli amplificatori, pur di stare in movimento mentre suonava, per non parlare del bassista Ra Diaz, che per via dei suoi lunghi capelli e dei continui headbanging, difficilmente si intravedeva in viso.
Suicidal Tendencies Setlist
1 – You Can’t Bring Me Down
2 – Send Me Your Money
3 – Freedumb
4 – War Inside My Head
5 – Subliminal
6 – Possessed to Skate
7 – Cyco Vision
8 – How Will I Laugh Tomorrow
9 – Pledge Your Allegiance
KREATOR
La giornata ha previsto anche la presenza di un altro pezzo da 90 del thrash, ma teutonico. I Kreator di Mille Petrozza, hanno avuto l’occasione di promuovere il nuovo disco, “Hate Uber Alles”, suonando l’omonimo singolo e la canzone “Strongest Of The Strong”.
Accompagnati dalla loro scenografia, che vedeva manichini impalati e teste mozzate, hanno suonato pezzi da quasi tutti i loro album. Hanno aperto con “Violent Revolution”, suonato quella che a detta del cantante è la canzone che non può mancare a un concerto dei Kreator “Flag of Hate”, passando al classico “Pleasure to Kill”, il singolo “666 – World Divided”, uscito in periodo di pandemia.
È stata suonata anche “Phobia”, tratta dal periodo più criticato, in cui la band aveva perso di vista il thrash, sperimentando nuove strade per il suo sound.
Petrozza ha saputo incitare poghi e circle pit, e ha dato energia a un pubblico che ormai non pensava più al caldo, affascinato com’era dalla musica dei Kreator.
Setlist:
1 – Violent Revolution
2 – Hate Uber ALees
3 – Phobia
4 – Satan is Real
5 – 666 World Divided
6 – Awakening of the Gods
7 – Enemy of God
8 – Phantom Antichrist
9 – Strongest of the Strong
10 – Flag of Hate
11 – Pleasure to Kill
MASTODON
Siamo quasi al dunque e prima degli headliner, è il turno dei Mastodon.
La band ha approfittato di quest’occasione per promuovere principalmente il loro ultimo disco, uscito l’anno scorso, “Hushed and Grim”, suonando per metà scaletta, canzoni tratte da esso.
I fan hardcore hanno potuto tirare un sospiro di sollievo, perché le restanti sono state tutte scelte dai primi album della discografia.
I tre cantanti si sono quindi districati anche in pezzi “The Czar” e “Blood and Thunder” rendendo partecipi di una discografia che ormai da 20 anni, sta conquistando sempre più fan sparsi per il mondo.
Setlist:
1 – Pain With an Anchor
2 – Crystal Skull
3 – Megalodon
4 – The Crux
5 – Teardriker
6 – Bladecatcher
7 – Black Tongue
8 – The Czar
9 – Pushing the Tides
10 – More Than I Could Chew
11 – Mother Puncher
12 – Gobblers of Dregs
13 – Blood and Thunder
MEGADETH
Infine, preceduti dalla traccia registrata “Prince of Darkness”, tratta dal loro album “Risk”, salgono sul palco i Megadeth. Giusto il tempo per il batterista di manifestarsi e rendersi visibile al pubblico, prima di coprirsi definitivamente con il suo kit di percussioni, in una pedana sopraelevata, rispetto agli altri membri, ed ecco che la band attacca subito con “Hangar 18”.
Colpisce subito la grande forma di Dave Mustaine, sia a livello vocale che chitarristico, ma bisogna dire che pure gli altri ragazzi non scherzano, anzi!
Kiko Loureiro è davvero una belva e si rivela un mostro della tecnica e James LoMenzo si dimostra una figura di riferimento sul palco, non ritagliandosi come la maggior parte dei bassisti a una misera figura di contorno.
Una scaletta scarna quella dei Megadeth, che purtroppo rispetto a quelle delle date precedenti, ha eliminato le perle “The Conjuring” e “Take no Prisoner” e tagliato la durata di “In My Darkest Hour”. L’album “Dystopia” ha avuto voce in capitolo e sono stati suonati tre brani, insieme a quelli che sono i grandi classici della band: si passa da “Wake Up Dead” a “Peace Sells”, per passare a quelli degli anni 90 come “A Tout le Monde”, “Trust” e “Symphony of Destruction”.
Un vero peccato che non sia stato suonato niente degli album più recenti e nemmeno dal primo “Killing Is My Business… and Business Is Good!”.
Piccolo intermezzo, prima dell’encore, dove quella vecchia volpe di Mustaine, ha illuso il pubblico di suonare l’ultimo singolo “We’ll be Back”, uscito da pochissimi giorni, decidendo invece di concludere la serata e la manifestazione “Rock the Castle” con la loro celeberrima “Holy Wars”.
Gli ottanta minuti sono volati, ma con un nuovo album in arrivo (“The Sick, The Dying…and the Dead!”) in questo 2022, possiamo stare certi che i Megadeth si rifaranno vivi ancora da noi!
Megadeth Setlist
1 – Hangar 18
2 – Dread and the Fugitive Mind
3 – The Threat is Real
4 – Wake Up Dead
5 – In My Darkest Hour
6 – Angry Again
7 – Sweating Bullets
8 – Conquer or Die!
9 – Dystopia
10 – Trust
11 – A Tout Le Monde
12 – Symphony of Destruction
13 – Peace Sells
14 – Holy Wars… The Punishment Due