Avrei proprio voglia di ascoltare qualcosa di bello da parte di Robin McAuley: se infatti la sua vita spesa per l’hard rock (Grand Prix, Far Corporation, MSG, Survivor) lo ha reso una delle voci più autorevoli, apprezzate e riconoscibili del genere, devo ammettere che dopo lo stratosferico debutto dei suoi Black Swan (“Shake The World”, 2020), il disco successivo della band (“Generation Mind”, 2022) e quello in quota solista (“Standing On The Edge”, 2021) non mi avevano convinto fino in fondo, soprattutto dal punto di vista della qualità intrinseca dei brani. Ma d’altronde, si sa, la presenza di un cantante così autentico e talentuoso dovrebbe sempre accompagnarsi ad un songwriting all’altezza, ipotesi con in qualche modo cozza con quella esigenza di serialità con la quale ciascun artista deve oggi misurarsi. Supportato ancora una volta dagli italiani Andrea Seveso (chitarre), Alessandro Del Vecchio (basso, tastiere e produzione) e Nicholas Papapicco (batteria), il frontman irlandese ritorna dunque con un disco che si propone di offrire una maggiore incisività rispetto ad un predecessore che, evidentemente, aveva risentito delle ristrettezze imposte da Covid e relative rinunce.
Che “Alive” sia più esplosivo lo si intuisce fin dai primi momenti della title-track, che presenta un McAuley quasi ringiovanito, per quanto la sua voce sia controllata, graffiante ma mai affaticata, semplicemente in gran spolvero. La canzone presenta una gradevole apertura, nel ritornello, che davvero costituisce – come d’altronde il titolo stesso sembra suggerire – una boccata d’ossigeno, un ritorno alla vita ed alla luce (“I don’t belong to the dark”) e con esso la riaffermazione di una vitalità evidentemente non compromessa né sopita. Quasi a raccontare la natura di un contagio, questa volta positivo, che deve tornare a trasmettere entusiasmo e voglia di vivere. Un messaggio coerente con la personalità del cantante irlandese che, almeno nei brani nei quali ha voce in capitolo, si è sempre contraddistinto per un’attitudine positiva ed un’attenzione lodevole ai valori, ai legami ed alla famiglia (“Bless Me Father”, “My Only Son”).
Purtroppo, l’assoluta continuità con la quale questo album si pone nei confronti delle produzioni più recenti, ovvero quelle che mi avevano meno convinto per una certa perdita di focus, non può che determinare gli stessi risultati: proseguendo infatti con la scaletta, e nonostante i proclami dell’etichetta, “Alive” non si dimostra mai in grado di spiccare veramente il volo, a causa di canzoni povere di intuizioni, prive di spigoli e decisamente sedute, mancanze che – come sempre avviene – si avvertono ancora più pesantemente nei brani più lenti, durante i quali le magagne affiorano una dopo l’altra (“Can’t Go On”) senza che ci si possa fare niente. E, canzone dopo canzone, ci si accorge che lo spazio che in ogni recensione si lascia per evidenziare gli episodi positivi e gli elementi davvero meritevoli è destinato a rimanere – con la possibile eccezione di una “When The Times Has Gone” tutto sommato ben strutturata – desolatamente vuoto.
Caratterizzate dalle solite ritmiche (“The Endless Mile”), da piccole introduzioni elettroniche che lasciano il tempo che trovano e da chorus annacquati che nemmeno l’impegno può salvare (“Fading Away”), più o meno tutte queste undici tracce sembrano sostenersi a vicenda per non cadere nel dimenticatoio, raccontando poco o niente sul McAuley artista, sulla direzione intrapresa e sulle idee alla base della prosecuzione della sua carriera. Proprio come “Standing On The Edge”, anche questo disco vivacchia piuttosto che coinvolgere, occupando il tempo in modi che difficilmente potranno diventare un motivo di giustificazione ed interesse. E perfino le tracce caratterizzate da un piglio inizialmente più deciso (“Feel Like Hell” e soprattutto la baldanzosa “Stronger Than Before”, che in realtà è una fregatura bella e buona) si perdono, nel giro di un minuto, in un ritornello qualunque che avremo già sentito e scartato chissà quante volte, relegandolo a quell’ampia zona d’ombra dell’hard rock nella quale si parcheggia in retromarcia molto della produzione moderna. Se è vero che squadra che vince non si cambia, verrebbe da pensare che ad una squadra appagata dal pareggio sia necessario apportare qualche cambiamento per provare ad ottenere un risultato più spettacolare. Purtroppo ad “Alive” mancano il guizzo, la chimica e la forza per smuovere e coinvolgere, ed il supporto fiacco dato ad un artista così amato, generoso e genuino, è un torto che sorprende e rattrista, e che aspetta solo di essere riparato.

Etichetta: Frontiers Music Anno: 2023 Tracklist: 01. Alive 02. Dead As A Bone 03. Bless Me Father 04. Feel Like Hell 05. Can’t Go On 06. The Endless Mile 07. Fading Away 08. My Only Son 09. When The Time Has Come 10. Stronger Than Before 11. Who I Am Sito Web: facebook.com/RobinMcAuleyRock |