Ho deciso di gustarmelo a fondo, questo “Naked Voice”. Perché altrove avevo definito il suo interprete “un cantante vero, dotato di un suo personale stile, che non scimmiotta e non fa gli urletti e non emula guardandosi allo specchio come la maggior parte dei suoi colleghi dello Stivale”. Perché il disco ha una carriera ventennale alle spalle e segna una tappa importante nel cammino di un uomo, ancor prima che di un artista. E perché, infine, per l’ascolto mi sono stati forniti dei file audio di alta qualità, e non il classico strimming dimmerda con il quale più o meno tutti i recensori devono oggi scendere a dolorosi patti. Musicista poliedrico, Roberto Quassolo è conosciuto al pubblico metal soprattutto per la sua lunga militanza nei Dark Horizon, band piacentina con la quale ha pubblicato sei album. La chiusura del ciclo lascia nell’artista pavese la sensazione che la sua carriera musicale possa interrompersi, ma la serie di differenti progetti intrapresi nel corso del duemila ventuno fa capire che quando la passione è genuina ed il piglio autentico ci vuole ben altro per addormentarli, ed ammainare la bandiera non è – semplicemente – un’opzione: Roberto pubblica allora i singoli “Invisibile” e “Sole Triste”, per poi tornare a riabbracciare il più impegnativo formato dell’album – per la prima volta da solista – in occasione dell’uscita di questo “Naked Voice”.
Come si intuisce dal nome, l’intento di questo lavoro è quello di invitare l’ascoltatore in una dimensione piccola e raccolta, in “un piccolo locale, uno di quelli intimi, quello dove le persone entrano con il desiderio di ascoltarti sinceramente, quello dove senti la presenza del pubblico il loro respirar musica con te, quello dove puoi cantare senza microfono per intendersi”. Una dimensione nella quale saranno sufficienti una (bella) voce, un pianoforte (quello di Alessandro Del Vecchio), un violino (quello di Federica Quaranta, anche autrice di un elegante duetto in “Geordie”) ed una manciata di cover rock per offrire uno spettacolo intenso, diretto, nudo eppure ricchissimo di carattere e sfumature. Diversamente da quanto sarebbe lecito aspettarsi, “Naked Voice” è tutto tranne che un disco scarno, complice la robusta chimica che si innesta fin dalle prime battute (“Gipsy”) tra voce e pianoforte: l’arrangiamento di Del Vecchio dialoga pungola e solletica, invece che limitarsi ad accompagnare, elevando non solo la difficoltà tecnica che questo disco converte in bellezza, ma anche il coinvolgimento al quale una line-up ridotta all’osso può dare vita. E basta una “King Of Dreams” qualsiasi per intuire allo stesso tempo sia la passione di Roberto per David Coverdale, Ronnie James Dio, Geoff Tate, Eric Martin e Bon Jovi, sia la poca distanza stilistica che separa le risaie di Pavia da palchi e territori ben più esotici ed inflazionati. Qui i ritornelli interpretati con gioia invitano a cantare (“Since You’ve Been Gone”), la leggerezza graffiante con la quale Roberto sa muoversi (“Carry On My Wayward Son”, ben controbilanciata dalle noti gravi di Del Vecchio) è un grandioso inno alla gioia nascosta tra le note ed ogni passaggio ha molto di delicato e di sofferto (“And Then Goodbye”), ma nulla di davvero piccolo, accontentato o compromesso.
Nessuna rinuncia, nessun ridimensionamento e nessuna resa, insomma: sono sufficienti un paio di ascolti per capire che “Naked Voice” mira alle stelle e nemmeno rappresenta un nuovo inizio, perché nel carattere che esprime in “Miles Away” (che poi, mi chiedo, perché circolano così poche cover dei Winger?) o “Blue Eyed Woman” (unico brano originale in scaletta) c’è esattamente la stessa potenza di un bel power o di un hard rock quadrato e pompato. E poi ripenso a tanti artisti che da soli hanno saputo riappropriarsi del palco e tornare a volare: penso all’energia di una incontenibile Tori Amos al pianoforte, oppure ad un Ricky Warwick che – conclusa l’esperienza con gli Almighty – intratteneva, accompagnato solo dalla sua chitarra, le folle oceaniche intervenute per ascoltare i Def Leppard. Anche grazie all’ottima produzione presso gli Ivorytears Music Works di Varese, questo è un disco ugualmente felice di esibirsi ad alto volume (provare per credere con “Easy Lover”) o come discreto accompagnamento alla lettura, al pensiero, al ricordo… e da questo punto di vista la disponibilità di un’edizione in vinile – con annesso rituale di pulizia e caricamento del disco – ne avrebbe aumentato esponenzialmente la godibilità. Comunque lo si ascolti, il primo disco solista di Roberto Quassolo è un lavoro al quale non manca nulla, specialmente in un periodo nel quale le certezze tendono a sgretolarsi una dopo l’altra ed avvertiamo più forti il bisogno di sincerità, di semplicità, di cuore. C’è qualcosa di misterioso ed insondabile nel modo in cui le note di un pianoforte, o le parole di un testo del quale magari capiamo poco o nulla, possono offrirci conforto, tenderci una mano, accoglierci in un abbraccio lungo come una canzone. C’è qualcosa di magico nel modo in cui una voce può avvicinarci alla materia nascosta e vulnerabile della quale siamo fatti. E ci sono un po’ di sollievo e gratitudine, e un po’ di amore e di speranza, quando le nostre giornate incrociano piccoli grandi dischi, come questo “Naked Voice”.
Etichetta: Underground Symphony Anno: 2022 Tracklist: 01. Gipsy 02. Since You’ve Been Gone 03. Carry On My Wayward Son 04. King Of Dreams 05. Soldier Of Fortune 06. Easy Lover 07. And Then Goodbye 08. Thank You 09. Miles Away 10. Geordie 11. Blue Eyed Woman Sito Web: facebook.com/roberto.quassolo.94 |