Rob Moratti – Recensione: Epical

Frontman della band omonima, dei Final Frontier e – in passato – anche dei Saga, Rob Moratti è però prima di tutto un apprezzato artista solista affascinato in egual misura dal rock melodico e da quello maggiormente orientato al progressive. Focalizzando lo sguardo proprio sul percorso solista del prolifico cantante canadese, vediamo dunque che “Epical” è il quinto album con il nome di Rob Moratti stampato in copertina, ed il primo pubblicato da Frontiers: a suo modo un debutto ed un nuovo inizio, quindi, per il quale Moratti ha chiamato a raccolta una manciata di musicisti che per molti appassionati non hanno bisogno di presentazioni, come il chitarrista Joel Hoekstra (Whitesnake, TSO, Night Ranger), il bassista Tony Franklin (Blue Murder, The Firm), il batterista Felix Borg, il tastierista Fredrik Bergh ed ancora Ulrick Lönnqvist (chitarre e voci), Peter Alpenborg (chitarre e tastiere) e quel Steve Augeri che ha prestato la propria voce ai Journey dal 1998 al 2006. Apprezzatissimo soprattutto in Europa e Giappone, mercati che probabilmente ne hanno riconosciuto e premiato più di altri la perseveranza e la passione, Moratti consegna quindi nelle mani dell’etichetta napoletana un prodotto finito e completo, potremmo dire chiavi in mano, del quale egli stesso ha curato anche produzione, missaggio e masterizzazione.

La sua natura di prodotto realizzato al 100% in casa Moratti, anche grazie al contributo di musicisti conosciuti e fidati, permette ad “Epical” di evidenziare quella stessa attitudine fresca, brillante e vivace che ha contraddistinto già molte delle cose interpretate da Rob in passato, ed in questo senso si registra con un senso di sollievo (benevolo) l’assenza dei soliti – e bravissimi – noti che Frontiers mette in campo quando necessario per assistere i propri artisti soli/solisti. Qui Moratti sceglie invece di fare le cose a modo suo e, benchè lo stile del disco non possa per forza di cose distanziarsi troppo dai noti canoni del rock melodico, ci sono spunti qua e là che portano ad ascoltare l’album con orecchio prima interessato e poi complice: “Masquerade” è sorretta da una colonna di basso di solidità portentosa, “Love” illumina la stanza senza bisogno di accendere le luci dell’albero di Natale ed anche “Hold On” merita una citazione, per la sorprendente fluidità con la quale mescola la sua natura melodica con alcune suggestioni cinematografiche e parti strumentali tecnicamente pregevoli.

In questi ed altri episodi a funzionare è soprattutto la componente ritmica, che trascina il brano e con esso tutte le sue componenti verso un traguardo spesso al di sopra delle aspettative timide che spesso caratterizzano il genere: in generale “Epical” fila che è una meraviglia, rinunciando anche – in nome di questa facile assimilabilità – alla presenza di tracce in grado di svettare sulle altre come ingombranti primedonne e potenziali singoli. Ed anche in virtù di questa scelta mediana e felice, che sembra voler privilegiare la coesione dell’album piuttosto che la riuscita del singolo brano, va detto che anche la performance dello stesso Moratti appare certamente pulita e competente (a volte mi è sembrato un Phil Collins prestato all’hard rock), ma mai caratterizzata da una personalità debordante né dalla voglia di strafare: a testimonianza che, nonostante il debutto importante per Frontiers, questo è in realtà il nuovo disco di un artista che, ormai da anni, è perfettamente a suo agio nella sua dimensione melodica e senza l’urgenza di dimostrare molto altro. Per quanto questo non porti mai ad un atteggiamento di sufficienza, ci sono giusto un paio abbondante di episodi che forse si riposano un po’ troppo sugli allori di questa invidiabile consapevolezza: “Valerie” è salvata in extremis dall’assolo di chitarra, il testo di “Strangers” è un minestrone stanco di frasi fatte & luoghi comuni e “Crash And Burn” si spegne proprio nel momento più importante, quello del ritornello.

Nonostante sul nuovo disco di Rob Moratti non vi sia davvero nulla di epico, le solide architetture ed i complicati ingranaggi illustrati in copertina descrivono efficacemente alcuni dei tratti salienti di un prodotto ingegnerizzato bene e suonato benissimo, nel quale gli incastri funzionano proprio come i migliori esempi del genere suggeriscono. E se è vero che raramente la generale efficacia di “Epical” si traduce in tre o quattro minuti particolarmente memorabili, di quelli che rendono urgente ed indifferibile il riascolto, la possibilità di ascoltarne le undici tracce in ordine sparso ricavandone sempre una qualche forma di godimento melodico lo rendono un regalo perfetto da ascoltare in compagnia, un disco leggero da canticchiare durante le meritate vacanze a Courmayeur ed una dimostrazione ulteriore che il more of the same, quando fatto a regola d’arte, non è poi così brutto come lo si dipinge.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2022

Tracklist: 01. Can I Hold You For A While 02. Masquerade 03. Nothing Left To Say 04. Valerie 05. Hold On 06. For The Rest Of My Life 07. Stay The Night 08. Love 09. Crash And Burn 10. You Keep Me Waiting 11. Strangers
Sito Web: facebook.com/rob.moratti

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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