Recensione: Tetragrammaton

“Tetragrammaton” è il terzo album in studio del Riti Occulti, band romana dedita a una particolare manifestazione del doom metal, sviluppato con alcune contaminazioni vicine al panorama black e un interessante background lirico di carattere esoterico-cabalistico.

Il nuovo album sembra infatti ispirato alla Cabala ebraica dove è continua la citazione al numero quattro, che ricorre nel titolo, nella suite “Adonai” (uno dei nomi biblici di Dio) e nelle canzoni dedicate ai quattro mondi dell’Albero della Vita cabalistico: Emanazione, Creazione, Formazione, Azione.

Abbiamo parlato di particolarità ed una lampante tra queste è la mancanza della chitarra. La band costruisce infatti dei brani dalle melodie oscure e fortemente lisergici grazie ai dialoghi costanti tra il basso e i sintetizzatori (affidati a Niccolò Tricarico e a Giulio Valeri), persino la batteria sembra svolgere una funzione più “limitata”, se vogliamo di accompagnamento. E’ inoltre interessante l’uso delle due voci femminili, quella pulita di Elisabetta Marchetti, ottima soprano e lo screaming di Serena Mastracco, dotata di una potenza che nulla ha da invidiare ad alcuni blasonati colleghi maschi.

Dopo l’introduzione ambient “Invocation Of The Protective Angels”, la band mostra la sua versatilità nei quattro movimenti della suite “Adonai”, dove innumerevoli sono i cambi di intenzione. I ritmi generalmente costanti sono puntellati da effetti psichedelici inquieti e parti di organo dal flavour seventies, mentre conta molto l’aternarsi continuo delle voci (che diventano addirittura tre con l’ingresso dfi quella maschile nella terza parte). L’utilizzo di una produzione volutamente sporca e un sound di conseguenza un poco ruvido, risveglia ulteriormente questo carattere vintage del platter.

Tra umori mediorientali, parti vocali contrastanti e lontane tra loro ma proprio per questo affascinanti, nonchè lo sporadico ricorso alle soluzioni intransigenti del vecchio stoner (“Assiah”), le quattro evocazioni dei mondi guidano la seconda parte del platter con il consueto tocco ermetico del gruppo. I Riti Occulti hanno tante e buone idee, “Tetragrammaton” è l’ideale esempio di questo approccio personale, misterioso e fuori dai soliti schemi.

Riti Occulti

Andrea Sacchi

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Poser di professione, è in realtà un darkettone che nel tempo libero ascolta black metal, doom e gothic, i generi che recensisce su Metallus. Non essendo molto trve, adora ballare la new wave e andare al mare. Ha un debole per la piadina crudo e squacquerone, è rimasto fermo ai 16-bit e preferisce di gran lunga il vinile al digitale.

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