Metallus.it

Rick Wakeman – Recensione: A Gallery Of The Imagination

Tutti noi, per quanto in misura variabile, portiamo nel cuore gli insegnanti che – durante gli anni dello studio – ci hanno aiutato a capire arti, meccanismi e persone. Io per esempio ricordo la maestra Sandra, che mi nominò primo vincitore del premio “primo della classe”, facendomi capire quanto sia importante compiacere le persone che occupano posizioni di potere, per entrare nelle loro grazie e riceverne una spendibile parte. Come non ricordare poi la professoressa d’italiano Anna, che alle medie ci leggeva “Il Piccolo Principe” ed usava – lei così diceva – una polverina magica per sparire dalla classe osservandoci silenziosa mentre ci lasciava liberi di fare quello che volevamo. E infine la professoressa d’inglese Maria Luisa, che al liceo mi fece capire quanto fosse importante farsi trasportare dalla letteratura, senza focalizzarsi unicamente sulla grammatica, per capire ed imparare una lingua per davvero. Per gli artisti deve valere più o meno lo stesso discorso: sebbene non tutti possano vantare un curriculum scolastico degno di nota, l’influsso degli insegnanti nei delicati anni della formazione è spesso presente, così come nel caso del tastierista e compositore britannico Rick Wakeman.

Rick Wakeman - My Moonlight Dream (extract) | A Gallery of the Imagination

Conosciuto per la sua militanza negli Yes ma anche per le sue collaborazioni con artisti del calibro di Black Sabbath, Ozzy Osbourne e David Bowie, Wakeman è stato – ed è evidentemente tuttora – autore di una brillante carriera solista, che lo ha portato ad incidere quasi cinquanta album in studio, a testimonianza non solo di un’inesauribile vena creativa, ma anche di una straordinaria continuità che ai tempi del mordi & fuggi rappresenta merce sempre più rara e preziosa. “A Gallery Of Imagination”, ultima tappa di questo viaggio artistico, è il disco con il quale Wakeman ha voluto omaggiare la sig.ra Symes, la prima insegnante di pianoforte con la quale il musicista inglese studiò dall’età di cinque anni per poi approdare al Royal College of Music. Comparando la musica alla pittura, e le canzoni ai quadri, il contributo di quest’insegnante si rivelò fondamentale nella formazione e nella produzione artistica di Wakeman, che con “A Gallery Of Imagination” intende dare vita ad un universo carico di colori e suggestioni, in grado di condurre l’ascoltatore tra ricordi d’infanzia (“Just A Memory”), note autobiografiche, episodi malinconici ed altri più scanzonati e divertenti. Suonato insieme all’English Rock Ensemble (formazione che comprende il bassista Lee Pomeroy, il chitarrista Dave Colquhoun, il batterista Ash Soan e alla voce Hayley Sanderson), questo nuovo album offre quasi un’ora di riflessione e svago (“Cuban Carnival”), alternando con consumata esperienza brani dal tocco più classico e lieve (“The Dinner Party”) ad altri nei quali è una ariosa componente rock a farsi progressivamente largo. Ciò che caratterizza tutto il disco, riconducendolo ad un necessario denominatore comune, è però l’eleganza dell’intreccio, la leggerezza dell’approccio, la vivacità di un suono pulito che incanta senza mai scadere nel freddamente analitico. Nello stile di Wakeman, e specialmente negli episodi strumentali, puoi quindi avvertire chiaramente le influenze classiche, canoniche e derivate dagli anni di studio (“The Creek”), che però si mescolano con il vissuto caleidoscopico di un signore che, dal 1949, ha visto ed ascoltato di tutto senza pregiudizi.

Qui tutto è armonia e scorrimento, secondo una visione che attraverso le note sembra privilegiare le tinte tenui, le immagini appena abbozzate, i tratti che lasciano allo spettatore il compito di unire i puntini per colmare gli spazi. Quando poi nei brani si fa spazio alla voce, che nella bellissima “The Visitation” mi ha ricordato le migliori interpretazioni di Antonella Ruggiero e Kate Bush, l’atmosfera si fa ancora più sognante e rarefatta (“The Man In The Moon”), con gli assoli di tastiera che diventano piacevoli evasioni da quello che è un approccio più morbido e gentile (“Only When I Cry” ha una nota decadente che scomoda e ammalia): in questo quadro ogni elemento, compresi i cori, arriva sulla scena con fare felpato e discreto, contribuendo a fare di “A Gallery Of Imagination” un lavoro nel quale la componente visiva / contemplativa riveste un’evidente importanza. Non si tratta dunque di un disco pensato per trascinare ma piuttosto, come nelle azzeccate parole che lo presentano, di un percorso all’ombra del pomeriggio che – con altrettanta soddisfazione – si contempla nel suo lento ed ipnotico movimento (“A Mirage In The Clouds”), meglio ancora se appoggiando delicatamente la puntina sul vinile trasparente proposto dalla londinese Madfish Music. Con il suo nuovo disco, Rick Wakeman torna ad ammaliare con la forza di una concezione stilistica ben chiara e collaudata, di un tocco leggero e misurato (“A Day Spent On The Pier”), di un intento – quello di omaggiare una persona importante nel suo percorso umano ed artistico – che ha evidentemente sentito il dovere di assolvere nel migliore dei modi. Sognante e lunare (“My Moonlight Dream”), “A Gallery Of Imagination” offre certamente un tipo di ascolto che molti etichetteranno come insolito e diverso, salvo scoprire – se vorranno farsi guidare dalla curiosità – che un’oretta in questa galleria lontana dal rumoroso e dal ruvido ha un potere magico e rigenerante, che si rinnova e quasi cresce ad ogni ascolto.

Exit mobile version