Recensione: Revenge

Il nuovo album della power metal band tedesca dei Paragon inizia con un poker di song che stendono immediatamente l’ascoltatore e convincono da subito circa il valore complessivo del platter.

Il CD inizia con la furia e la potenza di ‘Impaler’, un pezzo feroce che mette subito in bella mostra i numeri della band, che da sempre ci abitua a riffoni grassi e pieni, batteria pesante e linee vocali prepotenti. La seconda e la terza song, ‘Assassins’ e ‘Traitor’, hanno un ritmo altrettanto sostenuto, anche se appena meno veloci, e si contraddistinguono per l’energia profusa, che pulsa e raggiunge direttamente il cuore dei metaller. Questi sono pezzi che colpiscono al primo ascolto!

Dopo aver mostrato il loro lato più arrembante i Paragon ci sorprendono con una suite di nove minuti e rotti intitolata ‘Masters Of The Seas’ ed ispirata al film ‘Master And Commander’ (nonché ai libri scriti da Patrick O’Brien su cui si è basato per il suo lavoro il regista Peter Weir) che narra delle mitiche imprese della nave inglese comandata dal comandante britannico Jack Aubrey (interpretato sulla pellicola da Russell Crowe). Il brano inizia con un’atmosfera calma e tranquilla e lentamente si trasforma in una piece epica indimenticabile, che pone sugli scudi sia il singer Andreas Babuschkin che i due macina-riff Martin Christian (maggior compositore del gruppo) e Günny "Gunman" Kruse (new entry della band).

Dopo questo poker d’assi si incontra un lieve cedimento qualitativo con i due brani successivi, ossia i due cadenzati (forse uno dei punti deboli dei Paragon tranne in alcuni casi come nella stupenda e recente ‘Across The Wasteland’) ‘Symphony Of Pain’ e soprattutto la noiosissima ‘Beyond The Veil’.

Ben resto però le sorti del CD ritrovano la giusta direzione grazie a song convincenti come la classica ‘The Battle Rages On’ e ‘Empire Of The Lost’, scritta insieme a Piet Sielck (Iron savior), che si è anche occupato di donare i suoni potenti che permettono a ‘Revenge’ di piazzarsi molto bene nall’ambito delle produzioni di power possente del 2005.

Il CD si conclude nel migliore dei modi, con una cover sostenuta di ‘The Gods Made Heavy Metal’ dei Manowar, che convince e pone il sigillo ad una delle migliori opere dei Paragon.

Leonardo Cammi

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Bibliotecario appassionato a tutto il metal (e molto altro) con particolare attenzione per l’epic, il classic, il power, il folk, l’hard rock, l’AOR il black sinfonico e tutto il christian metal. Formato come storico medievalista adora la saggistica storica, i classici e la letteratura fantasy. In Metallus dal 2001.

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