Non essendo mai stati particolarmente prolifici ed avendo, in più, dovuto affrontare alcune spiacevoli vicissitudini personali che li hanno portati ad un passo dallo scioglimento ritroviamo con piacere i Wolverine sempre all’insegna di una malinconia contagiosa ed accasati ad una nuova etichetta (la Sensory è già la quinta che cambiano gli svedesi) per il nuovo “Machina Viva”.
A parte l’eccessivamente sperimentale “Cold Light Of Monday” i Wolverine hanno sempre realizzato album notevoli; partiti come simil cloni dei Pain Of Salvation hanno man mano personalizzato il proprio depressive prog metal con importanti punti di contatto con Fates Warning e Katatonia.
La lunga “The Bedlam Overture” in bilico tra parti contemplative e altre più hard è proprio lì a confermare questo, guidata dalla voce cristallina di Stefan Zell; forse un pizzico di mordente in più avrebbe donato linfa vitale ad un pezzo comunque molto ben strutturato; “Our Last Goodbye” è tipicamente Wolverine con un crescendo controllato ma toccante che evolve fino a uno dei refrain più memorizzabili dell’album. “Pledge” al contrario ha un riffing decisamente più moderno (più canonicamente prog metal) e belle punteggiature tastieristiche; basso e chitarra si rincorrono intorno alla melodia principale… insomma una canzone con tutti i tasselli incastonati al posto giusto.
L’ispirazione sembra quella dei bei tempi con tracce ritmate e gran senso della melodia lasciando spazio solo nel finale all’atmosferica “Sheds” con Zell a cantare su un tappeto di synth di scuola Jean-Michel Jarre e la comparsa di un violoncello; i Wolverine si confermano band per intenditori ed amanti della malinconia trasposta sul pentagramma ma che nonostante i toni cupi coinvolge in toto e si lascia ascoltare sempre con estremo piacere.
Voto recensore 7,5 |
Etichetta: Sensory Records Anno: 2016 Tracklist: 01. The Bedlam Overture 02. Machina 03. Pile Of Ash 04. Our Last Goodbye 05. Pledge 06. When The Night Comes 07. Nemesis 08. Sheds Sito Web: http://www.wolverine-overdose.com/ |