In dieci anni di attività e con una discografia corposa (quattro studio album, tre Ep e due split), i newyorchesi Tombs sono diventati presto una tra le più interessanti band di metal adulto ed evoluto della mandata recente. Il loro black metal tecnico e melodico con elementi death rock, post punk, sludge e shoegaze li ha resi un ensemble caratteristico, dal canale espressivo inusuale anche da un punto di vista lirico, dove le tematiche principali riguardano un percorso di liberazione dell’uomo attraverso l’individualismo.
Dopo le velleità sperimentali del mini “All Empires Fall”, i Tombs tornano a picchiare duro sul nuovo “The Grand Annihilation” e tornano anche alla produzione di Eric Rutan (Hate Etrnal, ex-Morbid Angel) che conferisce al disco un alone sinistro e leggermente riverberato, ideale per esprimere al meglio una formula simile. Il nuovo album degli americani riprende al la loro visione ermetica e funerea della musica, questa volta nell’ottica più muscolare possibile, ovvero, citando le parole dello stesso chitarrista e vocalist Mike Hill, l’album dei Tombs più pesante mai realizzato prima d’ora.
Ecco dunque che il platter inizia con “Black Sun Horizon”, black metal veloce ma altrettanto ricercato nell’esecuzione, impreziosito da una linea melodica crepuscolare ma intensa e ampiamente fruibile. Le chitarre si pongono immediatamente sugli scudi, con tanto di assolo tagliente, ma la sezione ritmica tellurica e variegata ci mostra come Ben Brand (basso) e Charlie Schmid (batteria) non siano soltanto dei gregari.
La prima parte dell’album punta sui suoni più fisici e diretti raggiungendo il climax in “November Wolves”, un brano introdotto dai synth ambient di Fade Kainer che cresce subito in velocità con le chitarre che macinano riff, infrangendosi poi su di una melodia arpeggiata davvero emozionante, dove si inseguono il growl e la voce pulita.
La successiva “Underneath” rivela un cambio di intenzione nei suoi riferimenti a un certo tipo di post-punk tra Joy Division, Nick Cave e Fields Of The Nephilim, con chitarre distorte e una potente voce baritonale. La seconda parte del disco preferisce in effetti i brani cadenzati e maggiori soluzioni melodiche, fermo restando il mood funereo e i ritmi pressanti. Qui è esemplare il mantra di “Walk With Me In Nightmares”, che apre l’ottima “Saturnalian”, un brano quadrato e poderoso dal feeling epico.
La band americana, fantasiosa e produttiva, confeziona un altro sigillo di ottima fattura che speriamo (anche alla luce del deal con Metal Blade) possa avere tutta la visibilità che merita.
Voto recensore 7,5 |
Etichetta: Metal Blade Records Anno: 2017 Tracklist: 01. Black Sun Horizon 02. Cold 03. Old Wounds 04. November Wolves 05. Underneath 06. Way Of The Storm 07. Shadows At The End Of The World 08. Walk With Me In Nightmares 09. Saturnalian 10. Temple Of Mars Sito Web: http://www.tombscult.com/ |