Dopo un album di assoluto valore come “Habitual Levitations” era difficile per i losangelini Intronaut ripetersi ed ottenere nuovamente un album che potesse competere al meglio con un predecessore di tale caratura. Ma l’act californiano è ormai abituato a stupirci e “The Direction Of Last Things” non solo regge il confronto ma addirittura mette sul piatto ulteriori ipotesi evolutive per un act che non ha mai abbracciato un sound troppo facile.
Registrato in soli quattro giorni come una sorta di “live in studio”, “The Direction Of Last Things” è finito poi nelle mani di quel mattacchione di Devin Townsend, che ha fatto un gran lavoro di cesello risaltando appieno la tecnica esecutiva di ogni musicista coinvolto nel progetto. E gli Intronaut ci mettono parecchio del loro, optando non tanto per una svolta, piuttosto per un leggero cambiamento. La componente post-hardcore à la Neurosis si alleggerisce a favore di un sound più arioso e progressivo. I paragoni con altri acts di settore come Isis, The Ocean, Baroness e gli stessi Neurosis sono di nuovo validi ma questa volta gli americani mettono in luce un approccio meno fisico e materiale.
Il che non significa certo che il gruppo opti per sonorità radiofoniche, sia chiaro, semplicemente notiamo come l’album limi agli angoli troppa muscolarità preferendo un tocco pulito e melodie portanti da metabolizzare velocemente. La dice lunga “Fast Worms”, primo pezzo dato in pasto al pubblico e dall’incipit moderno e massiccio, dove le chitarre “grasse” di Sacha Dunable e Dave Timnick rubano la scena a tutto il resto. La voce si imposta subito su di un corposo growl, ma lo spazio è poi ceduto a melodie diluite e complesse però altrettanto accattivanti, dove i movimenti jazzati lasciano intuire che anche l’improvvisazione abbia avuto il suo spazio durante le registrazioni del disco.
Incipit di nuovo pesante e distorto per “Digital Gerrymandering”, pezzo che mostra come lo strumentale conti più del cantato per questi ragazzi, che ancora offrono un elegante stacco melodico, lievemente riverberato. Maggiore fisicità in “The Pleasant Surprise” per poi abbracciare la sperimentazione in “The Unilikely Event Of A Water Landing”, brano dall’inizio elettronico e ricco di effetti vocali e sonori fuorvianti dove ancora è nevralgico l’apporto del suonato, molto fluido e arioso. E’ qui dove emerge questa volta la bontà della sezione ritmica composta da Joe Lester (basso) e Danny Walker (batteria).
“Sul Ponticello”, citando la tecnica musicale, è un pezzo dai suoni continui e taglienti piuttosto aggressivo ma le sfumature si incontrano in armonia, in particolare in un finale che si diluisce in suoni arabeggianti con vocals sovrapposte di contorno. Ancora un sound più muscolare e moderno nella titletrack e per concludere un brano fruibile e gradevolissimo come “City Hymnal”, dove la buona tecnica messa al servizio della musica forma una traccia altamente empatica, impreziosita dalle rifiniture fusion.
Un altro bersaglio centrato per l’ensemble di Los Angeles che a ragione ancora maggiore merita l’appellattivo di “prog-masters”. Aggiungiamo che sotto alcuni aspetti “The Direction Of Last Things” abbraccia un sound vagamente più europeo e questa potrebbe essere una mossa indovinata per farsi conoscere maggiormente dalle nostre parti dove la band, purtroppo, non possiede un bacino di utenza così vasto come in madrepatria. E anche noi vi lasciamo con il suggerimento (ma è quasi un imperativo) di scoprirli.
Voto recensore 7,5 |
Etichetta: Century Media Records Anno: 2015 Tracklist: 01. Fastworms Sito Web: http://intronautofficial.com/ |