Recensione: In This Moment We Are Free – Cities

“Vuur”, fuoco. Niente di più vero. Questo uno dei significati della parola olandese scelta come nome per la nuova band costruita da ed attorno ad Anneke Van Giersbergen e accompagnata da Ed Warby alla batteria, Jord Otto e Ferry Duijsens alle chitarre e da Johan van Stratum al basso. Un album intenso e molto differente per i canoni artistici dell’olandese, sprazzi di prog moderno, schegge djent e l’immancabile gentilezza della voce dell’olandese.

Album di una band vera e propria, che ha potuto vantare la collaborazione di Mark Holcomb (Periphery), Esa Holopainen (Amorphis) e Daniel Cardoso (Anathema) in fase di composizione dell’album. Importantissimo contributo compositivo anche da parte dei due chitarristi Jord e Ferry, senza dimenticare il produttore Joost van den Broek.

“In This Moment We Are Free – Cities”: questo il nome dell’album, ed anche filo rosso tessuto nelle liriche scritte dall’olandese. Il verso infatti viene ripetuto (con qualche differenza, ovviamente) in ogni canzone del disco, un vero e proprio inno alla libertà declinata secondo la sensibilità di Anneke dopo aver visitato le città del disco. Una sorta di concept album  aperto al mondo, praticamente.

Drammatico ed epico l’inizio con “My Champion – Berlin”, canzone percussiva ed estremamente potente. Riff e batteria davvero intensi, che vanno a braccetto con la voce appassionata dell’ex The Gathering. “Time – Rotterdam” è invece decisamente più complessa, dove il groove diventa protagonista assoluto e gli strumenti vortice per issare la voce di Anneke sopra tutto. Anche “The Martyr And The Saint – Beirut” colpisce: una canzone dalla fortissima componente melodica (in certi frangenti, soprattutto “in zona chorus” ) dove sembra “aleggiare” tra le note una sorta di ispirazione griffata Killswitch Engage.

“The Fire – San Francisco” è epica, drammatica e con fantastico un break aggressivo dove i riff di chitarra si inseguono e picchiano a braccetto con la batteria. Si vola poi verso il Sud America con “Freedom – Rio” e quella che ci troviamo ad ascoltare è una sorta di “ballata”, con tempi più meditati e chitarre meno aggressive. Una canzone dove la voce di Anneke diventa la protagonista principale, fino ad esplodere nel ritornello. Una power ballad davvero notevole che ricorda certe cose scritte dall’olandese per “Drive” del 2013.

“Days Go By – London” è invece una scheggia impazzita di impatto e potenza. Chitarre in primo piano supportate da una batteria che incalza l’ascoltatore. Una canzone che sembra descrivere una città aliena, lontanissima dalla realtà e più dura di quanto appare agli occhi dei comuni mortali.  Si vola verso Santiago e “Sail Away”, pur partendo minacciosa, nasconde un’anima gentile ed un chorus avvolgente. Dopo Mexico City ecco la spettacolare “Your Glorious Light Will Shine – Helsinki”. Intensità e passione vanno a braccetto per quella che con molta probabilità è la canzone più sorprendente dell’album. Un cuore che batte sotto la patina di ghiaccio della capitale nordica.

Con “Save Me – Istanbul” si ritorna a picchiare duro. Non ingannino le scale “dal sapor mediorientale”, perché qua la potenza è davvero tanta e dal vivo si immagina come una delle canzoni più adatte per “scaldare” il pubblico. Il giro del mondo si avvia verso la fine, e non poteva che concludersi a Parigi con la stupenda “Reunite! – Paris”. Una ballad a tutti gli effetti che guida gli ascoltatori tra i quartieri della capitale francese. Notturna, con le stelle che sembrano prendere mano l’ascoltatore alla scoperta dei luoghi segreti di una città dalle troppe – e recenti – ferite. Un messaggio di speranza, presi per mano dalla voce di Anneke, perché davvero in queste città ci possiamo ritrovarci uniti e liberi.

Album di assoluto valore, un debutto che spiazzerà tanti, ma che convincerà perché quel “Vurr” (ricordiamo, “Fuoco”) che brucia in queste canzoni è materia preziosa per gli ascoltatori. Ed ora a Bologna, per vederli live di spalla agli Epica il primo dicembre.

Saverio Spadavecchia

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Capellone pentito (dicono tutti così) e giornalista in perenne bilico tra bilanci dissestati, musicisti megalomani e ruck da pulire con una certa urgenza. Nei ritagli di tempo “untore” black-metal @ Radio Sverso. Fanatico del 3-4-3 e vincitore di 27 Champions League con la Maceratese, Dovahkiin certificato e temibile pirata insieme a Guybrush Threepwood. Lode e gloria all’Ipnorospo.

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  1. kyughs

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