L’esibizione dal vivo dei Fortune fa parte di quelle cose che, in Italia e in Europa, potevano succedere solo al Frontiers Rock Festival, in grado di affiancare alle maggiori realtà del presente anche il giusto tributo ad un passato che spesso ha ancora molto da raccontare. Il concerto della band capitanata da Richard Fortune è un evento storico e in quanto tale prezioso per la semplice possibilità di assistere dal vivo all’esecuzione di quell’AOR intriso di pomp rock di cui, almeno qualitativamente parlando, i Fortune sono state ben più che secondo linee, a dispetto della fama minore rispetto ai nomi più acclamati.

In questo senso, pazienza se i pezzi in scaletta sono stati scritti e pensati per rendere al meglio nell’immacolata versione in studio che non in concerto. Il calore della voce di L.A. Greene vale da solo il prezzo d’acquisto, e risentire quella proposta musicale a metà tra magniloquenza e malinconia  della band guidata da un ispirato Richard Fortune ci riporta a tratti alla magia dell’esordio, anche grazie all’esecuzione senza sbavature da parte dell’impeccabile line-up, completata da Mick Fortune alla batteria, Ricky Rat al basso e Mark Nilan, fondamentale per l’economia e l’impatto del sound con le sue scintillanti tastiere. Il concerto è gradevole ed ha alcuni picchi in corrispondenza di due momenti:  si apre con il botto, grazie alla monumentale e memorabile “Thrill Of It All”, e raggiunge il climax nella cadenzata e crepuscolare “Dearborn Station”, costruita su un sontuoso tappeto di tastiere. Entrambi i pezzi erano stati ripresi da Greene anche nel percorso con gli eccellenti Harlan Cage, ma funzionano bene pure gli estratti dall’album del 2019, quello dell’inattesa reunion trentaquattro anni dopo il debutto: è proprio con la leggera “Freedom Road” che si chiude, con una nota di ottimismo, una performance di tutto rispetto.

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