Recensione: The Endless Endeavour

Giunti con “The Endless Endeavour” al secondo album in studio e al deal con la nostrana Avantgarde Music, i belgi Drawn Into Descent mostrano tutte le carte in regola per imporsi tra gli esponenti di quel lato estremo evoluto che ha seguito il sentiero tracciato da Agalloch, Alcest ed altri. Le cinque canzoni dal minutaggio lungo che compongono l’album rimandano infatti a un black metal atmosferico ricco di suggestioni post rock e shoegaze a ricordare band come gli Harakiri For The Sky, gli stessi Alcest, ma anche e soprattutto i fraseggi bucolici dei britannici Fen o degli ucraini Drudkh.

Brani lunghi dicevamo (con l’eccezione del puro  post-rock di “Death…” un episodio che chiama in causa i Sigur Ròs) ma niente affatto complessi, in grado di piacere grazie a un impatto emozionale costante e a melodie semplicemente belle. Lo shoegazing delle chitarre guida da subito le sorti del disco con “Dystopia”, dipingendo una linea melodica intensa ed efficace, alla quale si affianca una voce drammatica e potente. Break e arpeggi nei punti giusti, poi riprese, rendono il brano dinamico quanto basta per mantenere viva l’attenzione.

Si entra nei territori del depressive rock con “Wither”, intenzione mantenuta anche in “…Embrace Me”, sebbene non manchino diversioni d’atmosfera da vedersi nei rallentamenti della prima e nelle suggestioni celtic folk della seconda. La titletrack, posta in chiusura, parte quasi silente per ingrossarsi, incanalandosi in un finale dove la matrice black diventa ferale, senza compromessi.

Certo i Drawn Into Descent sono al momento ancora continuatori, ma il songwriting maturo e convincente potrebbe portare la band a risultati del tutto personali. Nel frattempo, un ascolto a questo interessante “The Endless Endeavour” è davvero consigliato.

Andrea Sacchi

view all posts

Poser di professione, è in realtà un darkettone che nel tempo libero ascolta black metal, doom e gothic, i generi che recensisce su Metallus. Non essendo molto trve, adora ballare la new wave e andare al mare. Ha un debole per la piadina crudo e squacquerone, è rimasto fermo ai 16-bit e preferisce di gran lunga il vinile al digitale.

0 Comments Unisciti alla conversazione →


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Login with Facebook:
Accedi