Dopo la reunion del 2002, i KMFDM di Sascha Konietzko sono diventati una tipica band “for fans only”, con un numero di uscite certamente efficaci ma in serie che ha in parte smorzato l’importanza seminale del gruppo tedesco, da annoverare tra i pionieri dell’industrial metal con i suoi oltre trent’anni di storia.
E’ un piacere dunque ritrovare l’ensemble con “Our Time Will Come”, il lavoro forse più azzardato e fantasioso del passato recente che pur a nostro avviso non rapportabile agli ottimi dischi dei primi dieci anni di attività, fotografa una band in buona forma e con ancora molte frecce al proprio arco.
Non che Sascha e soci abbiano rivoluzionato il trademark della band, tanto meno quel flirtare sopito con il clubbing che ne ha contraddistinto questa seconda fase della carriera dedita a un cercato “ringiovanimento”, ma questa volta c’è più attenzione e un buon equilibrio tra canzoni orecchiabili e ricerca sonora. Una ricerca che da tempo ha smussato agli angoli la componente metal del gruppo (sempre presente ma da godere soprattutto dal vivo), lasciando sì che scenari musicali differenti si ritagliassero di volta in volta dei cammei. “Our Time Will Come” parte in quarta con “Genau”, un pezzo semplice e trascinante, tipicamente KMFDM, quadrato e muscolare quanto basta. “Shake The Cage” introduce in modo più sentito le chitarre e la velocità esecutiva, che tuttavia non tralascia un refrain accattivante, mentre la brava Lucia Cifarelli ci seduce con la sua voce versatile, reale mattatrice di questo platter.
E se una parte dei pezzi non si prodiga in chissà quali sorprese restando ancorata ai dettami dell’elettronica alternativa adatta ai club (le martellanti “Respekt” e “Blood Vs. Money” sono esemplari in questo senso), il resto non ha paura ad osare di più e a graffiare, come ad esempio “Salvation”, un industrial rock orecchiabile ma altrettanto potente e interpretato a due voci, “Get The Tongue Wet”, pezzo anarchico e con richiami dubstep in cui la voce della Cifarelli mostra tutto il suo potenziale e ancora “Make Your Stand”, un altro episodio estremamente fisico che nei tappeti di riff ipnotici ci conduce al finale.
“Our Time Will Come” è una secca smentita per chi vedeva i KMFDM giunti al capolinea.