Tom Beaujour & Richard Bienstock – Recensione: Nothin’ But A Good Time

Nothin’ But A Good Time” è il titolo di una celebre canzone dei Poison tratta dall’album “Open Up And Say… Ahh!” uscito a maggio del 1988 e rappresenta a pieno l’essenza di questo libro: nient’altro che divertimento, praticamente la filosofia di vita imperante per le hair metal band che hanno calcato il Sunset Strip e le classifiche negli anni 80. Questo libro scritto da due autorevoli penne come Tom Beaujour, co-fondatore ed ex redattore di Revolver e Richard Bienstock, giornalista che ha lavorato per il New York Times, Bilboard e  Spin fornisce uno sguardo dettagliato sulla scena dell’epoca che ha preso vita in piccoli locali fino all’esposizione mondiale per molte band. Gli autori non esprimono dei pareri personali e non hanno nessun pregiudizio, anzi lasciano la parola letteralmente ai protagonisti raccogliendo oltre duecento interviste nel corso degli anni che danno voce ai vari musicisti coinvolti, manager, addetti ai lavori, produttori, A&R delle varie case discografiche, fotografi, roadie, stilisti, un corollario assortito e variegato, tanto che all’inizio del libro sono inclusi in un elenco i nomi delle principali persone intervistate per un rapido riferimento a cui tornare quando necessario.

Dopo una interessante prefazione da parte di Corey Taylor, frontman degli Slipknot, estimatore inaspettato di queste sonorità il libro prende vita con le storie narrate in prima persona dai protagonisti e da tutti gli addetti ai lavori e forniscono una visione dettagliata e realistica di quell’epoca. Si parte dalla fine degli anni settanta quando l’hard rock non stava vivendo un periodo molto popolare in quanto contrastato dalla new wave e da gruppi come i The Knack, i Cars ecc anche se band come i Black Sabbath e i Kiss riuscivano a mantenere comunque il loro seguito. La svolta poi si ha con l’ascesa dei Quiet Riot e Twisted Sister, ma saranno i Van Halen a dare il giusto scossone, mentre band come Motley Crue e Wasp muovono i primi passi autofinanziandosi i concerti e cercano di impressionare il pubblico già all’epoca con trovate sceniche, tipo quella adottata da Nikki Sixx  di spalmarsi i pantaloni di pelle con il gel per dargli fuoco durante il set o quella degli Wasp di lanciare carne cruda nelle prime file.

Ci sono un sacco di aneddoti da scoprire durante la lettura come quello riguardante un giovane Axl Rose che insegue David Bowie fuori dal Cathouse minacciando di picchiarlo, oppure le gesta delle battaglie dei volantini in cui ogni band si auto finanziava centinaia di flyer dei loro concerti ed andavano a tappezzare ogni angolo della città strappando le locandine degli amici/nemici per incollare le loro anche rischiando di farsi male per raggiungere i punti più alti delle varie insegne, pali o anche di essere beccati dalle forze dell’ordine. Un’altra chicca assoluta e la storia riguardo la giacca di Jani Lane, frontman dei Warrant che ha ispirato il mitico Michael Jackson, tanto che quest’ultimo ha cercato il designer in questione per farsi creare la giacca su misura indossata in “Bad”.

Ovviamente una grande fetta del libro parla dei successi della scena losangelina, della nascita e dell’ascesa di gruppi come Van Halen, Motley Crue Guns N’ Roses e le innumerevoli storie di eccessi che li riguardano, ma gli autori non trascurano anche le band della east coast come i Bon Jovi, Skid Row e Cinderella che hanno contribuito anche loro a segnare con la loro musica quel periodo storico. Un capitolo è dedicato anche al concerto epocale a Mosca, il Moscow Music Peace Festival che ha visto la partecipazione di band come Motley Crue, Bon Jovi, Ozzy Osbourne, Skid Row e Scorpions unite in questo evento dai nobili intenti, contro l’abuso di alcol e droghe, ma paradossalmente la maggior parte dei soggetti in questione era strafatta come dei gremlins a detta di Sharon Osbourne che accompagnava il marito e l’allegra combriccola di gruppi sul volo verso la capitale dell’Unione Sovietica. Nel libro trova spazio anche una parte molto dettagliata riservata alle formazioni “minori” e più di nicchia come Tuff, Pretty Boy Floyd, Faster Pussycat con ampio risalto dei locali che andavano per la maggiore in quegli anni, infatti Taime Downe leader dei Pussycat assieme all’amico Riki Rachtman (noto presentatore di Headbangers Ball su Mtv) erano i proprietari del mitico Cathouse, punto di incontro di tutte le band più affermate di quel periodo.

Con l’avvento del grunge agli inizi degli anni novanta e anche a causa dell’iper saturazione del mercato in ambito hair metal la scena è implosa su se stessa e molti gruppi si sono ritrovati nel giro di poco tempo o a reinventarsi e adattarsi vedi gli Skid Row con “Subhuman Race” ed i Cinderella con “Still Climbing”, o ad attaccare la chitarra al chiodo. Quello è stato un periodo difficile un po’ per tutta la scena, ma come l’eterno ritorno di Nietzsche in cui la concezione del tempo è ciclica e tutto ritorna  e muore, anche per questo genere è tempo di rinascita, infatti basti pensare ai recenti tour negli stadi di band come Motley Crue e Guns N’ Roses per far capire che la gente ha nuovamente voglia della musica degli anni ottanta.  Questo libro non solo è un’ottima lettura dedicata a chi quel periodo lo ha vissuto e lo vuole rivivere, ma anche alle nuove generazioni che con nuovo e rinnovato entusiasmo continuano a mantenerne vivo l’interesse.

Etichetta: Il Castello/ Chinaski Edizioni

Anno: 2023


eva.cociani

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Amo la musica a 360 gradi, non mi piace avere etichette addosso, le trovo limitanti e antiquate, prediligo lo street, il glam e anche il goth, ma non disdegno nulla basta che provochi emozioni. Ossessionata dalle serie tv, dalla fotografia, dai viaggi e dai live show mi identifico con il motto: “Live the life to the fullest”.

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