Recensione: Metal Allegiance

All’insegna della “devozione” al metal più incontaminato nacque qualche tempo fa un collettivo di musicisti arcinoti per la militanza in band basilari del nostro genere preferito (la Metal Allegiance appunto) che si unì per dar vita ad alcuni infuocati show attraverso una line-up dal carattere particolarmente organico visto che ogni volta vedeva l’avvicendarsi di protagonisti differenti.

In realtà sono almeno quattro le personalità attorno alle quali gira questo carrozzone di personalità appartenenti alla comunità metal: Mike Portnoy, Alex Skolnick, David Ellefson e Mark Menghi che con un enorme numero di guest hanno per la prima volta dato vita a nove composizioni originali ma con chiari rimandi ai gruppi seminali del metal, con una particolare propensione verso il thrash.

Si parte subito all’insegna di un thrash moderno che strizza l’occhio al metalcore con “Gift Of Pain”; il rallentamento è Metallica primi anni ’80 al 100% per una traccia marchiata a fuoco dalla voce marcia di Randy Blithe dei Lamb Of God e dal primo di uno dei tanti splendidi assolo di Alex Skolnick doppiato in questa traccia da Mr. Gary Holt (Exodus, Slayer).

Let Darkness Fall” è un cadenzato tra Sabbath classici e le cose rallentate dei Testament cantato in maniera ipnotica da Troy Sanders dei Mastodon mentre “Dying Song” è una malinconica power ballad guidata dal vocione impastato di Phil Anselmo.

Chuck Billy dei Testament canta su un pezzo che potrebbe benissimo provenire dal songbook dalla sua band madre o dai cugini della East Coast Overkill; in “Scars” è il turno di un omaggio ai Megadeth di inizio carriera con la nostra Cristina Scabbia a duettare in modo intrigante con Mark Osegueda.

Lo strumentale “Triangulum” ricorda il techno metal di Watchtower e primi Sieges Even con un che di Prong a “sporcare” il tutto e dove abbiamo la maggior dimostrazione di tecnica di tutto l’album che si chiude con una “Pledge Of Allegiance” all’insegna del thrash primigenio di Metallica, primi Death Angel e Exodus.

Anche se opera di una sorta di tribute band ufficiosa dobbiamo riconoscere che “Metal Allegiance” si lascia ascoltare con piacere innanzitutto grazie alla preparazione degli artisti coinvolti mentre avrebbe potuto essere più focalizzato a livello di songwriting.

Alberto Capettini

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Fan di rock pesante non esattamente di primo pelo, segue la scena sotto mentite spoglie (in realtà è un supereroe del sales department) dal lontano 1987; la quotidianità familiare e l’enogastronomia lo distraggono dalla sua dedizione quasi maniacale alla materia metal (dall’AOR al death). È uno dei “vecchi zii” della redazione ma l’entusiasmo rimane assolutamente immutato.

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