Cirith Ungol – Recensione: King Of The Dead

A distanza di tre anni dall’esordio i Cirith Ungol tornano sulle scene con il loro secondo album intitolato “King Of The Dead”, uscito per Enigma Records. La sperimentazione e la fase di transizione dall’hard rock-heavy rock al metal è ormai quasi conclusa ed il nuovo lavoro è il primo dei tre capolavori che i californiani doneranno alla causa dell’epic metal.

Il sound dei nostri diventa cupo e non immediato, talmente personale da necessitare attenzione e concentrazione durante l’ascolto. Per questo motivo “King Of The Dead” rivela piaceri superlativi a chi ha la costanza di scoprirne i segreti e merita di rientrare fra le gemme nella collezione di ogni metaller che si rispetti.

Il disco parte in modo dirompente con “Atom Smasher”, cavalcata d’assalto che pone subito in evidenza sia la voce unica e lancinante di Tim Baker che il drumming di Robert Garven.

A seguire abbiamo l’oscura epic hard rock track intitolata “Black Machine” che tocca una delle tematiche amate dal chitarrista e principale compositore della band, il chitarrista Jerry Fogle (R.I.P. 1998), ossia la passione per le macchine veloci e sportive (seppur, in questo caso, caratterizzata da tinte horror).

Le successive “Master Of The Pit” e “King Of The Dead” sono forse le due canzoni più rappresentative dello stile epic doom che caratterizza questa release. La parte iniziale del primo pezzo indicato è dominata dal basso pulsante di Michael “Flint” Vujejia nonché dalle strazianti linee vocali di Baker, che risulta sempre più un interprete unico. La seconda song propone una lunga fase strumentale iniziale, in cui la chitarra di Fogle detta legge, per trasformarsi in un cadenzatone nero come la pece.

La successiva “Death Of The Sun” riporta in auge il sound seventies (grazie soprattutto alle splendide parti di chitarra di Fogle) e si propone come uno dei pezzi più veloci ed energici dell’opera.

Subito dopo ci si imbatte in uno degli apici dell’opera, ossia la malinconica e nera “Finger Of Scorn”, oltre otto minuti di poesia epica e cupa. Il brano inizia con un arpeggio di chitarra dolcissimo ed ipnotico di Fogle e si trasforma in una cadenzato straziante in cui Baker è ancora una volta protagonista ed in grado di rendere riconoscibile ogni singolo momento del pezzo.

La strumentale “Toccata In Dm” di Bach è l’ideale lugubre intro per la conclusiva “Cirith Ungol”, brano che a livello di testi è chiaramente ispirato alla saga di Tolkien (Cirith Ungol è la torre di Mordor in cui Sam recupererà Frodo); per quanto riguarda la musica ci imbattiamo invece nell’ultimo assaggio di doomish epic metal di grande fascino che la band californiana è riuscita a forgiare.

La storia dei nostri saprà ancora rivelare opere di valore superlativo ma “King Of The Dead” fa entrare definitivamente i Cirith Ungol nell’olimpo dell’epic metal insieme a Manowar, Manilla Road, Warlord, Virgin Steel, Brocas Helm e pochi altri ancora.

Etichetta: Enigma Records

Anno: 1984

Tracklist:

01. Atom Smasher
02. Black Machine
03. Master Of The Pit
04. King Of The Dead
05. Death Of The Sun
06. Finger Of Scorn
07. Toccata In Dm
08. Cirith Ungol


Sito Web: https://itunes.apple.com/us/artist/cirith-ungol/id56578108

leonardo.cammi

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Bibliotecario appassionato a tutto il metal (e molto altro) con particolare attenzione per l’epic, il classic, il power, il folk, l’hard rock, l’AOR il black sinfonico e tutto il christian metal. Formato come storico medievalista adora la saggistica storica, i classici e la letteratura fantasy. In Metallus dal 2001.

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