Recensione: Chaos Manifesto

Tornano sulla breccia gli svedesi Demonical con “Chaos Manifesto”: bignami di ignoranza death metal tipicamente nordico. Persa per strada la voce del cantante Sverker “Widda” Widgren, la band si è ricompattata piuttosto bene, ricostruendo attorno al bassista Martin Schulman un   nuovo inizio. Si parte subito bene come “A Void Most Obscure”: testa basta e pestare dall’inzio della canzone fino alla fine.

“Towards Greater Gods” subito dopo non scherza, e picchia come una forsennata. Ottimi suoni, determinazione ed un sottile piglio melodico che trascina dall’inizio alla fine. Una canzone che “profuma di scena death metal” svedese dall’inizio alla fine. In pochi minuti tantissime suggestioni, con un mix tra Dismember ed Entombed a sgomitare nelle orecchie.

Pedale dell’acceleratore alzato per “Välkommen Undergång”: canzone decisamente più “rilassata” da parte dei nostri che scelgono di giocare sull’emozione e sui tempi medi. Buono l’impatto dei riff, per una canzone che pur senza trovare delle innovazioni particolari regala buone sensazioni e concretezza. Fine della ricreazione con la successiva “Torture Parade”. Una vera a propria frustata per chi ascolta.  Ad impreziosire il tutto trame di chitarra che sibiliano melodie che rendono la canzone un piccolo gioiello.

Perla del disco la cupa “From Nothing” (In questa canzone potrete ascoltare l’enorme quantità di “danni” fatta dal buon Peter Tägtgren nda.). Melodica, disperata e dai fortissimi tratti epici.  Debole e prevedibile “Unfold Thy Darkness”, nonostante un break centrale a far respirare una canzone scritta senza troppa spinta creativa. Bella la chiusura dell’album con “Death Unfaithful”: canzone dinamica e potente dai tratti tipicamente Dismember. Non una sorpresa dal punto di vista creativo, ma certamente una bella rasoiata.

Buona la prova del nuovo cantante Alexander Högbom, perfettamente a suo agio tra le pieghe di un death metal ora più melodico ora più old-school. Il disco, mixato e masterizzato da Karl Daniel Lidén (Terra Tenebrosa, Cult of Luna, Katatonia), è un bel ritorno alle radici di una scena che non smette di dimenticare gli anni ’90. Un disco sicuramente non fondamentale, ma è senza troppe pretese un bel viaggio nel tempo ed una bella iniezione di fiducia per chi non ha ancora smesso di suonare death metal “alla vecchia maniera”.

La principale pecca di questo disco è il sostanziale immobilismo compositivo. Una scelta ben precisa, che permette ai Demonical di giocare sul sicuro senza prendersi troppi rischi.

Se già con l’EP “Black Flesh Redemption” e l’ancora precedente full-lenght “Demonical Unbound” i nostri avevano dimostrato di non volersi spostare di troppo dal genere, con “Chaos Manifesto” diventa evidenta la voglia di rivendicare l’appartenenza ad un genere. Senza troppi fronzoli, senza troppe indecisioni.

“Qui si fa il Death Metal o si muore!” (quasi cit.).

Saverio Spadavecchia

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Capellone pentito (dicono tutti così) e giornalista in perenne bilico tra bilanci dissestati, musicisti megalomani e ruck da pulire con una certa urgenza. Nei ritagli di tempo “untore” black-metal @ Radio Sverso. Fanatico del 3-4-3 e vincitore di 27 Champions League con la Maceratese, Dovahkiin certificato e temibile pirata insieme a Guybrush Threepwood. Lode e gloria all’Ipnorospo.

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