Metallus.it

John 5 – Recensione: Careful With That Axe

Sicuramente più di nicchia rispetto ai ben più famosi Joe Satriani e Steve Vai, John 5, balzato alle cronache per la collaborazione con Marlyn Manson e per le nozze naufragate con Aria Giovanni (lascio a voi maschietti l’approfondimento del tema), ritorna sulle scene con il suo decimo album solista intitolato “Careful With That Axe”. A due anni di distanza dal riuscitissimo “God Told Me To” il nostro caro John dimostra di non aver esaurito le cartucce a disposizione e di essere molto più versatile e musicalmente colto rispetto ad altri suoi colleghi ben più famosi.

La ricetta dei suoi album è molto simile: tecnicismi, assoli, tapping, pentatoniche, effetti e cambi di melodia/stile decisamente repentini. “We Need To Have A Talk With John” non è nient’altro che una breve intro in cui vengono sovrapposti audio di spezzoni radiotelevisivi con sottofondo un lieve, ma concitato, assolo che non fa che accendere la miccia della curiosità nell’orecchio dell’ascoltatore. La successiva “This Is My Rifle”, fin da subito molto tecnica, potrebbe essere sentita come un’autocelebrazione di John 5 verso la padronanza della chitarra che, tra una parte ritmica e l’altra, trova modo di esprimersi con fin troppa prepotenza. Dal punto di vista tecnico non c’è assolutamente nulla da dire, ma nel complesso il pezzo, soprattutto nella prima parte, risulta essere pesante e fin troppo arzigogolato. La parvenza è che questo sia un pezzo confezionato ad arte per far breccia nel cuore di chi è assolodipendente ed è fan di Satriani, dal momento che una buona parte del brano sembra più appartenere alle corde e alle dita di quest’ultimo che a quelle di John 5. Sulla stessa scia prosegue la successiva “Flight Of The Vulcan Kelly” che, a dirla tutta, sembra più il proseguimento di “This Is My Rifle” che un pezzo con una storia e una composizione tutta sua. Pochi minuti ed eccoci immersi nel mondo country con “Jerry’s Breakdown”, molto old nello stile e decisamente più gradevole e meglio composto dei precedenti. Qui tecnicismi e musicalità trovano il perfetto connubio senza risultare costruiti ad arte ed eccessivamente pompati. Per arrivare alle canzoni che più risaltano e che, a conti fatti, risultano le migliori di tutto l’album bisogna passare la metà dell’album dove troviamo “Six Hundred And Sixty Six Pickers In Hell”, il cui ritornello è un tormentone che si annida fin da subito nel cervello, e Villisca, altro pezzo da novanta.

Come detto nell’introduzione, in linea generale l’album è ben composto e mette in risalto la competenza, la versatilità e la bravura di John 5 che, a parer mio, è ancora fin troppo sottovalutato dal mondo musicale e dai colleghi. Se in linea generale l’album funziona, nel dettaglio non è lo stesso. Mentre in “God Told Me To” tutto funziona dall’inizio e la fine e l’artista esprime tutto se stesso senza freni ed emulazioni, con questo “Careful With That Axe” ciò non accade. I pezzi sono sciapi e troppo incentrati sulla tecnica, a discapito di espressività e personalità. Per quanto mi riguarda l’album ha deluso le mie aspettative e rappresenta una sfumatura dissonante nella carriera del chitarrista, lascio a voi il giudizio finale.

Exit mobile version