Bad Religion – Recensione: Age Of Unreason

17 album, 40 anni di storia e l’importanza di chi ha vissuto e vive in trincea il “punk” (virgolette d’obbligo) nonostante le mode e presunte rockstar. Per i Bad Religion il nuovissimo “Age Of Unreson” non è solo un traguardo, ma è anche una cruda analisi di una realtà – ora più che mai – globale. Ed allora capisci il senso del titolo quando Greg Graffin inizia a ringhiare “Chaos From Within”, dove quel “within” rappresenta il cuore della nostra società, la nostra anima, il nostro modo di porci rispetto al cambiamento che cerca di smuovere le “tranquillità consolidate”.

È l’ennesimo disco Politico con la “P maiuscola” per i nostri, dove vengono osservate le presunte paure di una società incapace di fare una analisi convincente delle reali priorità. Ed allora comprendi l’importanza di “Chaos From Within”, piazzata ad incendiare le coscienze quando ascolti “Threat is urgent, existential…. But the danger’s purely mental”: confondere le acque, intorbidirle, rendere difficile la comprensione, mistificare. A.k.a. una valanga di fake news pronte a rendere quella che stiamo vivendo una era di “non ragione”.

Ed è questo il filo rosso che i nostri cercano di tessere, riuscendoci pienamente. Sviluppano le paure ed i controsensi della razza umana. Ma è la paura al centro di tutto, la paura di cosa non è ancora chiaro perché ogni carta dal mazzo è un possibile rischio. Ed allora capisci anche perché “The Paranoid Style” sia così incalzante, percussiva e spaventosa nell’affrontare i corto circuito (in questo caso) a stelle e strisce.

Da applausi “The Approach”, con un mood cupo nel cantato di Graffin che si incastra a perfezione in una canzone tipicamente Bad Religion. Ma come detto prima è tutto il disco ad assestarsi su altissimi livelli, perché anche una canzone decisamente più rock come “Lose Your Head” è un qualcosa che difficilmente riuscirete a sentire in altre band.

Tra le perle del disco la durissima “End Of History”, con un testo affilatissimo dove Graffin attacca direttamente Donald Trump e tutto governo USA. “Nostalgia is no excuse for stupidity.  I don’t believe in golden ages,  or presidents that put kids in cages”. Diretti, decisi e deteminati nel puntare il dito contro uno dei fatti in quello che davvero l’ultimo secondo del nostro dicembre. Una riflessione che si incastra nelle feroci polemiche della politica (e società civile Americana e mondiale) di separazione dei bambini dei migranti al confine tra Usa e Messico e conseguente “gabbia” dove la coscienza ristretta di questo periodo storico trova dimora. “Tell me how do you want to be remembered For generosity or a fucking monstrosity”.

Bella “Candidate”, che sembra partire come una ballata folk, per poi trasformarsi in una canzone rock a tutto tondo. Analisi cruda di chi per una carriera/politica/quello che vi pare venderebbe la sua anima (e quelle di mezzo mondo) al satanasso di turno. Di puro stampo hardcore “Faces Of Grief”, che in poco più un minuto torna sui uno dei temi del disco: plasmare le coscienze attorno presunte paure. Si ritorna su rotte più sicure con “Old Regime” e “Big Black Dog”, fino alla conclusione di “What Tomorrow Brings”, dove ancora una volta le parole dei falsi profeti, di tutti coloro che cercano strade e soluzioni semplici vengono messe sul banco degli imputanti di una società che sembra correre verso percorsi oscuri.

Un disco da ascoltare con estrema attenzione, da consumare leggendo i testi di una band sempre attenta ai mutamenti della società. Chiudo con una riflessione fatta da Brett Gurewitz (co-autore, chitarrista e fondatore della Epitaph Records) in sede di promozione di “Age Of Unreason”: “La band ha sempre rappresentato i valori dell’illuminismo. Oggi questi valori di verità, libertà, uguaglianza, tolleranza e scienza sono in serio pericolo. Questo album è la nostra risposta”. Applausi.

Uno dei dischi top del 2019, senza nessun tipo di dubbio.

Voto recensore
8
Etichetta: Epitaph Records

Anno: 2019

Tracklist: 01. Chaos From Within 02. My Sanity 03. Do The Paranoid Style 04. The Approach 05. Lose Your Head 06. End Of History 07. Age Of Unreason 08. Candidate 09. Faces Of Grief 10. Old Regime 11. Big Black Dog 12. Downfall 13. Since Now 14. What Tomorrow Brings
Sito Web: https://www.facebook.com/badreligion

Saverio Spadavecchia

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Capellone pentito (dicono tutti così) e giornalista in perenne bilico tra bilanci dissestati, musicisti megalomani e ruck da pulire con una certa urgenza. Nei ritagli di tempo “untore” black-metal @ Radio Sverso. Fanatico del 3-4-3 e vincitore di 27 Champions League con la Maceratese, Dovahkiin certificato e temibile pirata insieme a Guybrush Threepwood. Lode e gloria all’Ipnorospo.

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