Giant – Recensione: Promise Land

Dopo l’ottimo "III", che pur non replicando la magia di "Last Of The Runaways" né le energiche melodie di "Time To Burn" riportava i Giant in primissimo piano nella mappa dell’hard rock melodico, anno dopo anno cresceva l’attesa per "the next studio album", che avrebbe potuto completare la rinascita della band. Rispetto agli esordi, però, per questo "Promise Land" rimane soltanto la sezione ritmica della band, formata dal bassista Mike Brignardello e dal batterista David Huff: il fratello Dann, anima della band, quello che prima doveva suonare soltanto la chitarra e poi è diventato molto semplicemente una delle voci più distintive del panorama hard rock e AOR, è troppo impegnato in altri progetti (che come sempre spaziano nei generi più disparati), pur avallando l’idea di un nuovo album targato Giant e dando il proprio contributo in fase di composizione e registrazione.

La partenza è davvero fantastica: al di là del titolo decisamente poco originale, "I’m A Believer Redux" si può annoverare tra quei pezzi che lasciano il segno fin dal primissimo ascolto, quelli che in passato hanno costruito la fortuna – almeno a livello di critica – dei Giant. Sembra poter funzionare alla perfezione anche Terry Brock, cantante prescelto per prendere il posto dell’immenso Dann Huff, che come si diceva a "Promise Land" ha contribuito senza però avere il tempo di metterci la voce e l’emotività. Ed è proprio quest’ultimo l’elemento caratteristico che inevitabilmente viene meno in alcuni degli episodi dell’album. Brock è un professionista ed ha la personalità per prendersi sulle spalle questo peso non indifferente, e all’inizio ci riesce con vigore: è il caso, oltre alla sensazionale opener, della suggestiva title track e pure dell’ariosa "Our Love", dove la sua magnifica voce roca ha tutto lo spazio per potersi stagliare su trame sonore quasi magiche. A completare la sintesi della presenza di Dann Huff è stato chiamato il chitarrista John Roth, di recente prezioso negli Winger, anche lui grande professionista – pure piuttosto sottovalutato – che su "Promise Land" ha occasione di ritagliarsi uno spazio di primo piano. Dopo un inizio in cui chiaramente vengono sparate le cartucce migliori, qualcosa purtroppo si perde per strada: il sound caldo ed avvolgente non è, in fondo, troppo distante da quello proposto in passato, ma quella partecipazione credibile e sofferente che erano il trademark dell’interpretazione di Dann Huff – sia dietro il microfono che alla sei corde – banalmente non ci sono, e vengono meno in alcuni degli espiodi della seconda parte dell’album le linee melodiche d’impatto dei primi pezzi. Roth garantisce un approccio "roccioso" che in alcuni casi – vedi il riff iniziale di "Plenty Of Love" e quello molto Huff-style di "I’ll Wait For You" – è una piacevole variante, e si rivela, considerando i pro e i contro, una scelta azzeccata per la sostituzione, come quella di Brock: nonostante i limiti di cui sopra, infatti, "Promise Land" è, come sempre, una spanna sopra le altre uscite del genere. Vale la pena menzionare, in chiusura, il fondamentale scheletro costituito dalla sezione ritmica, che non sbaglia un colpo e spesso porta pure avanti il discorso. Mezzo punto in meno per le superflue "Complicated Man" e "Save Me", estranee all’album sia dal punto di vista stilistico che – soprattutto – da quello qualitativo.

La classe non è acqua, si dice, e mai come nel caso dei Giant questo banale modo di dire è stato vicino alla realtà.

Voto recensore
7
Etichetta: Frontiers

Anno: 2010

Tracklist: 01. Believer
02. Promise Land
03. Never Surrender
04. Our Love
05. Prisoner Of Love
06. Two Worlds
07. Plenty Of Love
08. Through My Eyes
09. I'll Wait For You
10. Dying To See You
11. Double Trouble
12. Complicated Man
13. Save Me

giovanni.barbo

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Appassionato di cinema americano indipendente e narrativa americana postmoderna, tra un film dei fratelli Coen e un libro di D.F.Wallace ama perdersi nelle melodie zuccherose di AOR, pomp rock, WestCoast e dintorni. Con qualche gustosa divagazione.

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