Arriviamo un po’ in ritardo con la recensione dell’ultima fatica dei Powerwolf, anche perché, a dirla tutta, questo album è da considerarsi un vero e proprio interludio tra l’ottimo “Call Of The Wild” precedente e il prossimo album. Il lavoro nella sua interezza è composto da tre dischi. Il primo contiene dieci brani, di cui quattro inediti e sei già pubblicati come singoli o bonus track.

Tra gli inediti troviamo “Wolves Of War” e “Altars On Fire”, che se non fosse per l’inconfondibile voce di Attila Dorn, potrebbero tranquillamente appartenere ad altri gruppi moderni del power metal, come i Sabaton. Anche “No Prayer At Midnight“, pur se in modo meno evidente, sembra ispirarsi ai Ghost.

Sinceramente, mi sarei aspettato qualcosa di più personale da un gruppo così consolidato come i Powerwolf. Segue “More Personal Than God”, una canzone piacevole, ma che non sarà certamente memorabile per i fan della band.

Nel secondo disco troviamo delle cover di brani famosi dei Powerwolf. In linea di massima, le interpretazioni sono interessanti perché fondono bene lo stile della band che li interpreta con quello originale. È una chicca curiosa per i fan.

Nel terzo disco, troviamo i brani del primo in versione orchestrale, che personalmente ritengo superflue.

Diciamolo chiaramente, i Powerwolf ci hanno abituati a pubblicare dischi frequentemente per mantenere sempre alto l’interesse per il loro marchio, e in questo caso, sebbene l’album sia un riempitivo, vale comunque la pena dare un ascolto.

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