Portal – Recensione: Avow

Esistono recessi della mente dai quali sarebbe meglio tenersi alla larga, abissali mondi ctonici nei quali si celano innominabili creature e cosmiche aberrazioni. Entità che nemmeno uno strumento come la mente umana dovrebbe essere in grado di plasmare.

Questi abomini esistono grazie ad una band che riesce ad evocare nella psiche ciò che non si potrebbe descrivere a parole o a raffigurare se non ti chiami Howard Phillip Lovecraft.

Il fatto che poi i Portal (moniker non casuale) riescano a farlo attraverso la musica ne ha fatto negli anni un’istituzione assolutamente senza pari, capace di dare vita a composizioni uniche, riconoscibili dopo solo due note.

In questo 2021 gli Australiani tornano addirittura con due nuove opere: “Avow”, sulla quale ci soffermeremo in questa recensione, ed “Hagbulbia”. Volendo proseguire i parallelismi con il solitario di Providence potremmo dire che mentre il primo è una creatura dalla indescrivibile morfologia, un tentacolare agglomerato di strutture apparentemente sconnesse, il secondo ne è una propaggine addirittura indistinguibile, nettamente più incomprensibile e marcia del già mastodontico orrore evocato dalla prima, un vero e proprio mondo ancora da esplorare e che forse rappresenterà la nuova dimensione che il Portale esplorerà in futuro (sul quale intanto ci concede una piccola sbirciata).

La produzione è sempre stata all’altezza del concetto musicale che la band vuole esprimere, ma la corposità conferita al sound a partire da “Vexovoid” (2013) ha, secondo me, accentuato quella sensazione di malignità, che si erge ora sopra di noi in tutta la sua maestosità.

Catafalque”, brano di apertura, riprende infatti alcuni tratti distintivi del buon predecessore “Ion”, dove le strutture dei brani andavano via via dilatandosi ed assumendo connotati sempre più deformi, caotici ed istintivi. Se lo schema strofa-refrain non è mai stato contemplato nel Portal-sound, qui ci tocca constatare che anche il connubio “melodia horror”-divagazione schizoide si sta evolvendo ad un livello di caos superiore.

Con “Eye” viriamo verso binari più canonici, con flussi sonori dalle molteplici intenzioni ma più quadrate: inframezzi catatonici e deflagrazioni come solo i Portal riescono ad intenderne il concetto danno vita ad un marasma di suoni sporchissimi ma intelligibili (e qui sta il genio della band) che ci proiettano verso la metà dell’lp, dove “Offune” ci investe come un treno lanciato a folle velocità, prima che diverga in modo lento ed inesorabile in una spirale dominata da tempi asfissianti, funerei e pachidermici.

Giungiamo al giro di boa ed è il turno di Manor Of Speaking”, un mastodonte di dieci minuti nel quale chitarre ronzanti ed insolenti si insinuano in una trama ritmica assolutamente folle, colma di cambi di tempo e con una sezione in particolare che riprende alcuni passaggi di “Vexovoid” (nello specifico di “Plasm” ed “Awryeon”). Praticamente un fiume nero e viscoso di pece incandescente che ti squarta la corteccia cerebrale.

In “Bode” assistiamo ad un incredibile lavoro di chitarra, che rievoca strazianti lamenti ed una indicibile sofferenza attraverso un songwriting istintivo ed essenziale, prima di dare sfogo ad una rabbia cieca e primordiale che ci guida attraverso una tremenda conflagrazione finale (uno dei picchi di cattiveria assoluti mai raggiunti dai Portal). Orrorifici graffi metallici ci introducono nella conclusiva “Drain”, un’epica e definitiva discesa negli abissi fatta di vorticosi riff di chitarra, sui quali il caro Curatore si erge per l’ultima volta a profeta di fangosi salmi che difficilmente ci faranno passare notti tranquille.

L’orrore si conclude qui, e si fa ancora una volta più insondabile e tetro, incredibilmente. Ad ogni nuova uscita la consapevolezza che questa band abbia intrapreso binari lontani anni luce dalla massa si fa sempre più distinta, ma finché continuerà a sfornare dischi come questo Avow avrà tutto il diritto di farlo.

Etichetta: Profound Lore Records

Anno: 2021

Tracklist: 01. Catafalque 02. Eye 03. Offune 04. Manor Of Speaking 05. Bode 06. Drain

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