Ci sono almeno due modi completamente antitetici per avvicinarsi alle ultime uscite della band capitanata da Patrick Mameli: il primo è partendo da aspettative enormi, giustificate da quanto incarnato nelle prime opere, ovvero la progressione nel suono e la capacità straordinaria di mettersi in gioco senza paura; il secondo, forse più realista, dice che i tempi delle sperimentazioni sono finiti, non solo per i Pestilence, e che le band metal che ancora vogliono “portarla a casa” devono fare i conti con una fanbase desiderosa di ascoltare nuove canzoni che siano quanto più in linea con i vecchi classici. Non c’è alcun dubbio che i recenti Pestilence valutati con il filtro della seconda opzione siano tra i migliori a riprendere idee e strutture musicali che sanno di ampiamente riciclato, per riutilizzarle in nuove composizioni ben funzionanti (meglio di quanto già cercato con gli album tra il 2009 e il 2013). Una furbizia che però una parte difficile da sopire, ovvero quella del vecchio fan super esaltato, tende a non voler perdonare. In questo senso l’effetto procurato da “Exitivm” è scontato: dopo un paio di ascolti nasce il desiderio di andare a ripescare “Testimony Of The Ancient” e “Spheres”. E onestamente il paragone non regge.
Fatta questa doverosa e un po’ nostalgica premessa, c’è da precisare che i punti di forza ci sono. La band attuale mette ad esempio in mostra una competenza tecnica e una coesione veramente notevoli, assolutamente all’altezza della storia targata Pestilence. Il fatto poi che Mameli sia tornato a cantare in modo più simile ai vecchi dischi e che ci sia un uso interessante di intermezzi e tappeti di synth, rende i brani più scorrevoli e il tutto più caratteristico e riconoscibile. Soprattutto la prima parte dell’album presenta canzoni davvero efficaci, con brani come “Morbvs Propagationem”, “Deificvs” e “Sempiternvs” che coniugano alla perfezione riff aggressivi, tecnica, cambi di tempo, brevi assoli e i citati inserimenti di synth. Nello svolgimento successivo la formula pare però non deviare molto dal suddetto canovaccio e il tutto finisce in 35 minuti + into/outro. Sinceramente ci è bastato così, di più non avremmo avuto voglia di ascoltare. “Exitivm” è quindi lontanissimo dall’essere un gran disco, ma rimane un buon album di mestiere, dal pregio non scontato di tenere sulle scene una grande band che in tanti vogliono ancora poter ascoltare.