Realizzato in Emilia, ma con uno sguardo proiettato all’Oriente, “Bushido” è il quarto album di una formazione ispirata da Toto, Whitesnake, Dokken, Winger, Journey e TNT… ma che allo stesso tempo ha saputo costruirsi un percorso interessante, internazionale e fortemente personale. I Perfect View sono nati infatti nel 2008 e, fin dalla pubblicazione del loro primo lavoro (“Hold Your Dreams”) hanno abbracciato una dimensione che, varcati i confini italiani, li ha portati a pubblicare dischi per etichette tedesche, danesi e giapponesi. Ed è proprio dall’estremo oriente che la rinnovata band di Damiano Libianchi (nuovo innesto alla voce), Alberto Bettini (nuovo tastierista), Francesco “Joe” Cataldo (chitarre), Frank Paulis (basso) e Davide “Dave” Lugli (batteria) intende oggi riprendere le fila di un discorso, quello della pubblicazione di un nuovo full-lenght, il cui ultimo episodio era datato 2018. Per l’occasione, i Perfect View hanno scelto di dare vita ad una rock opera ambiziosa tanto dal punto di vista della composizione quanto della tematica trattata: “Bushido” è infatti un concept album di un’ora che tratta in modo originale i temi della disabilità e della resilienza, collocandoli però in un contesto storico esotico ed affascinante. Per questo il nuovo album è dedicato al mondo dei samurai, e racconta la storia di un ragazzo giapponese che nasce con una disabilità ma che riesce a perseguire il suo sogno e diventare un grande guerriero, proprio come lo era stato suo nonno. Esauriti i piacevoli convenevoli dell’intro, che comunque serve ad entrare nell’atmosfera, è con “Birth” che si entra nel vivo della questione, e si comincia a capire lo stato della formazione emiliana. Il primo (vero) brano è infatti un’ottima dimostrazione del terreno sul quale i Perfect View vogliono giocare con la pubblicazione di “Bushido”: quello di un rock elegante, composto e multiforme, ricco di sfumature ed interpretato dalla voce di Damiano con un controllo ed una sicurezza che davvero appartengono ad un’altra categoria.
Il disco è marcatamente suonato, un’espressione che uso per sottolineare l’importanza del dettaglio, la cura del particolare, la sensazione di naturale progressione che si ricava quando tutti gli elementi si raccordano in modo così armonioso e voluto. Se quindi in “Birth” si apprezzano i tocchi eleganti (dall’assolo di chitarra alla batteria piena di colori ed accenti di Davide Lugli), nella successiva “Love” è la voce di Emanuela Siconolfi a portare quell’ulteriore freschezza che – specialmente in questo brano – bilancia la parte strumentale dal sapore delicatamente prog. Grazie al modo in cui i cori orecchiabili ed i messaggi positivi di “Integrity” riallacciano i rapporti con le band americane che ispirano i Perfect View, avvalendosi anche del contributo determinante delle tastiere di Bettini, il disco dimostra la capacità di mantenersi in una zona felice e leggera, sospesa tra la sua ambiziosa natura di concept e la contemporanea voglia di proporre un rock adulto e piacevole, al quale il dovere dello storytelling non deve necessariamente portare pesantezza né distrazione. Basta l’ascolto di “Honor” ed il modo in cui la canzone alterna i colpi di doppio pedale con la brillantezza dei suoi cori per apprezzare non solo la perfetta opera di incastro, ma anche il coraggio di mettere alla prova la solidità della formula con un pizzico di energia e cattiveria in più, coraggio che – per scelta o incapacità – è spesso mancato anche ai grandi nomi. I Perfect View, al contrario, dimostrano di poter gestire in maniera ugualmente convincente e responsabile sia la ballad più classica (che nella dolcezza stereotipata di “Family” non c’è in fondo niente di male) che l’arrangiamento più elaborato (“Honesty”), rivelando una crescita travolgente ma che rimane intelligentemente sottotraccia e, in modo altrettanto furbo ed intelligente, si pone al servizio dell’ascoltatore e non diventa mai un motivo di autocompiacimento.
Il modo in cui la seconda parte della scaletta scorre con ricercata facilità (“Compassion”, al netto del suo bellissimo finale orchestrale), con alcuni brani che progressivamente si semplificano nelle strutture e riducono nelle durate, è un ultimo indice rivelatore di come l’album sia stato pensato in funzione dell’esperienza che il suo ascolto integrale deve offrire all’ascoltatore. Nell’attitudine bilanciata verso la sperimentazione ed il divertimento sta il vero segreto di “Bushido”, ovvero la voglia di continuare a spingere, dal punto di vista creativo ed esecutivo, senza riposare nemmeno per un istante sulla brillante ed originale natura del proprio racconto. Come se unire idealmente lambrusco amabile e Giappone antico suonando come i migliori Toto non fosse già abbastanza, i Perfect View consolidano la propria dimensione internazionale con un disco che con ogni probabilità piacerà ovunque ed a chiunque, forte di un appeal che unisce vecchio e nuovo, tecnica e cuore, eleganza ed un vigore quasi-power che allarga ulteriormente la prospettiva e la platea. Ed ascoltandoli viene anche un po’ di quella malinconia della mamma italiana, che li vede proiettati verso grandi cose ma lontano da casa. Mi raccomando ragazzi, non sudate.

Etichetta: Lions Pride Music Anno: 2023 Tracklist: 01. Bushido Theme 02. Birth 03. Love 04. Integrity 05. Honor 06. Family 07. Respect 08. Compassion 09. Honesty 10. Courage 11. Loyalty 12. Bushido Theme (Reprise) Sito Web: facebook.com/perfectviewtheband |