Palace – Recensione: One 4 The Road

Concordo che iniziare questa recensione citando il famoso motto chi fa da sè fa per tre non sia il massimo dell’originalità, ma quando a Michael Palace si accreditano composizione, produzione e registrazione di tutti gli strumenti che sentirete su “One 4 The Road”, il pensiero all’artista svedese chiuso nel suo studio in stile A Beautiful Mind (2002) non può non trasmettere una certa idea di genio e solitudine. Nato in Lituania e fresco di matrimonio con la sua Eleonora, che un po’ di gossip sotto l’ombrellone tutto sommato ci sta, Palace è artista impegnato su più fronti e certamente prolifico (Kryptonite, First Signal, Cry Of Dawn, gli stessi Palace, Jim Jidhed, Find Me), specialmente se si considera che quello ascoltato oggi è già il quarto album di una carriera solista avviata nel 2016. Le sue influenze si orientano all’arena rock (“Money Can Kill”), all’AOR e più in generale all’hard rock degli anni ottanta, e da sempre si caratterizzano per il rispetto dell’estetica musicale di quei generi, con riferimento ai suoni, alle tematiche ed alla grammatica che fa parte di questo rock adulto, fluido ed elegante. E proprio questa estrema pulizia formale, questa snellezza e sinuosità delle forme, sembrano rappresentare il frutto più diretto – ed in questo caso assolutamente appetibile – di una produzione seguita dall’inizio alla fine, e che evidentemente non ha conosciuto soluzioni di continuità tra la sua ideazione ed il risultato finale sotto ai nostri occhi.

Dal cantato pulito ai ritornelli di facile presa (“Fifteen Minutes”), dalla produzione estremamente lineare ad una creativa ricombinazione degli stessi suoni che lo fa suonare più ricco di quanto non sia in realtà, tutto in “One 4 The Road” contribuisce ad un’esperienza piacevole e ad un ascolto minimal e brillante, anche grazie al brio trascinante che contraddistingue gran parte delle undici tracce presenti (“Westbound”). Nonostante i limiti connessi alla forma scarna e priva di contradditorio della one man band, il nuovo disco di Palace contiene buone idee ed altrettanti ritornelli contagiosi (“Too Old For This”), tematiche con le quali puoi relazionarti sorridendo, suoni che ti accolgono con rassicurante famigliarità e pregevoli intermezzi strumentali che spezzano il ritmo e donano al tutto uno strato ulteriore di spessore e godibilità. Non mancano naturalmente le ballad (“The Driver”) e le citazioni più ottantiane (“World Gone Mad”), episodi che – pur senza mirare alle stelle – convincono grazie alla perfetta oliatura degli ingranaggi, a testi attuali non privi di una certa personalità (“Time Crisis”) e ad un’interpretazione sempre appassionata e sentita da parte dello stesso artista scandinavo.

La sensazione è quella di un progetto abile nel gestire i propri limiti, che punta sugli elementi più importanti – l’atmosfera, il drive, il coinvolgimento immediato – per creare il momento, accendere (anche) l’interesse dell’ascoltatore più giovane (“Living The Life”) e ricavarsi uno spazio all’interno di un mercato generoso di proposte. Un progetto che in questo senso ci mette impegno ed energia, che sgomita con la potenza dei suoi assoli di chitarra (“Facing The Music”) relegando in secondo piano le tastiere, che dimostra una vitalità contagiosa che evita con intelligenza l’effetto plastica e trascende la natura raccolta della sua produzione. E se anche la mancanza di collaborazioni eccellenti, nomi altisonanti e copertine accattivanti (perché quella sposata da Frontiers ricorda un gioco di corse futuristiche… sì, ma per Windows 98) relegherà “One 4 The Road” al mondo affascinante delle perle nascoste, il senso di articoletti come questo sta proprio tutto nell’invitarvi a continuare a scavare oltre al marketing ed alle apparenze, perché sarebbe un peccato rinunciare al piacere sottile, rinfrescante e senza colpe che si ricava da queste piccole scoperte.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2022

Tracklist: 01. Fifteen Minutes 02. Westbound 03. Too Old For This 04. Money Can Kill 05. The Driver 06. Time Crisis 07. Facing The Music 08. World Gone Mad 09. Living The Life 10. Cancel The Flight 11. Loneliest Night
Sito Web: facebook.com/palacesweden

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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