Il Padova Metal Fest è un altro appuntamento estivo con ormai alle spalle una storia consolidata. Da sempre dedicato alle varie sonorità hard rock e metal di casa nostra, il festival, a ingresso gratuito e articolato su tre giorni, cambia quest’anno la sua collocazione e si sposta al Parco Degli Alpini. Il posto è perfetto per ospitare un appuntamento di questo tipo, gli spazi sono più che adeguati per radunare il pubblico o i semplici curiosi, macchie alberate si alternano al prato su cui si trovano il palco e, un po’ distante, la postazione per il dj set che interviene durante i cambi fra un gruppo e l’altro.
Per questa edizione, la prima giornata, quella di venerdì 29 luglio, è stata caratterizzata da un temporale che ha provocato una variazione negli orari dei concerti. Il risultato è che gli headliner Arthemis non riescono a esibirsi, mentre i 17 Crash recuperano come primo gruppo il giorno seguente. Noi comunque arriviamo durante l’esibizione dei Gunjack, che suonano un rock ‘n roll di vecchio stampo in formazione a tre e si rifanno in modo abbastanza evidente ai Motörhead.
Seguono i Superhorror, sempre eccezionali nella tenuta di palco e nella loro caratterizzazione, un branco di zombie ironici e saltellanti.
Si cambia atmosfera alla grande con la band successiva, i Kröwnn, una formazione a quattro componenti con sonorità riconducibili chiaramente al doom. Lo stacco fra il genere proposto, ma soprattutto l’atteggiamento sul palco, che invita molto più al raccoglimento e alla concentrazione, rispetto a quanto appena sentito dalle due band precedenti è evidente, ma la band ha tutte le carte in mano per reggere il confronto e raccogliere un consenso meritato.
Uno dei momenti cruciali della giornata si ha con l’esibizione degli Screamin’ Demons, una formazione giovane (quella di Padova è la quarta data live, dicono) ma storica al tempo stesso. Dei cinque componenti, infatti, ben tre (per la precisione Al Priest, Andy Barrington e Ross Lukather) hanno fatto parte dei Death SS, in particolare per la registrazione di “Heavy Demons”, per cui è ovvio che l’esibizione della band si baserà in gran parte su vecchi brani del gruppo (anche se la formazione è al lavoro su pezzi propri). Si ha quindi la possibilità di ascoltare brani come “Piece Of Mind”, “Family Vault”, “Baphomet” e “Where Have You Gone?”, e la band lascia un’impressione eccellente nel suo complesso.
Si chiude con un’altra realtà conslidata, gli Hell In The Club, formazione che nel tempo ha saputo costruirsi una personalità propria, che porta avanti tuttora con coerenza grazie a una formazione solida e un repertorio che è cresciuto e maturato nel tempo.
Durante la serata, mi sono ricordata di una cosa. Circa dieci anni fa partecipai come giurata a un contest organizzato da Bologna Rock City fra band glam emergenti italiane. Il premio per la prima classificata sarebbe stato la possibilità di esibirsi al Glam Fest che ci sarebbe stato dopo qualche mese. Vinsero gli Hell In The Club e i Superhorror (che all’epoca si chiamavano ancora Superhorrorfuck) arrivarono secondi. Come si dice, coincidenze? Io non credo.
GUNJACK
SUPERHORROR
KRÖWNN
SCREAMIN’ DEMONS
HELL IN THE CLUB