"I cinesi pagano in contanti e subito". Un principio consolidato del mercato immobiliare che ora sembra estendersi anche sul piano musicale. Perché, infatti, non riusciamo altrimenti a comprendere come un gruppo così malandato abbia potuto conquistare una label statunitense, producendo peraltro due album in poco meno di un anno. Per quanti ancora non l’abbiano intuito, M.I.C. sta per "Made In China", un’indicazione che è divenuta più un avvertimento, la peste per i prodotti di largo consumo (v. abbigliamento) e, per quanto ci riguarda, ora anche per quelli musicali. "Out 2 Rock" è un album di rock scontato e rattoppato, dalle melodie immediate e affettate, che forse poteva vivere bene sul finire degli anni ’70, ma che ora si deve accontentare della strada e dei ponti. C’è un reflusso dei temi di quarant’anni fa, accompagnamenti da far cadere le braccia, una produzione dei suoni che non riesce a liberarsi di un’eco di fondo. La band sembra prendere spunto da David Bowie dei primissimi album (mi perdoni il Duca), dai Beatles e dalla musica da sountrack. C’è stato anche un certo fermento all’interno della formazione, essendo stati sostituiti, negli ultimi mesi, il bassista ed il batterista (ma che vi diciamo a fare i nomi?). Rabbrividiamo all’idea che, da qui a qualche mese, la label ci invierà anche il terzo album (si, avete compreso bene: il terzo album nel giro di un anno e mezzo!) a cui i M.I.C., indefessi, stanno già lavorando.