Sembrava impossibile spingersi oltre un disco come “Valonielu”, perfetta somma tra black metal e psichedelia ma il percorso musicale degli Oranssi Pazuzu è in continua ascesa. “Värähtelijä” arriva come un fulmine a ciel sereno e ci sorprende. Se l’album precedente era una sintesi mai tentata prima tra la musica estrema più cruda e l’acido progressive degli anni’70, la band non si ripete e gioca la carta dell’improvvisazione, della jam che diventa parte fondamentale della struttura dei pezzi. Il risultato è davvero eccellente e ancora una volta il Demone Arancione esce da ogni schema. Una band da scoprire, forse ancora oggi un po’ troppo sottovalutata. Il vocalist e chitarrista Juho “Jun-His” Vanhanen, racconta la nuova impresa degli Oranssi Pazuzu.
Benvenuto e grazie dell’intervista. Ti va di presentare “Värähtelijä”, il vostro quarto album in studio?
Grazie. Certo, “Värähtelijä” è un viaggio nei meandri più oscuri della mente. E’ l’album più “psicologico” che abbiamo mai fatto e il suo compito è quello di farvi scattare qualcosa nel cervello, che vi sia piaciuto oppure no. Musicalmente è un insieme di tutto ciò che abbiamo fatto in precedenza e ci sono anche molte idee nuove. Abbiamo voluto che fosse il nostro disco più “nero” e ipnotico. I riff ricorsivi incontrano improvvisazione di musica noise e ambient.
In effetti “Värähtelijä” suona come il vostro disco più libero e anarchico. Dunque avete lasciato molto spazio all’improvvisazione, vero?
Sì, abbiamo voluto combinare un songwriting schematico e preciso alla semplice improvvisazione, senza che l’uno prevalesse sull’altra. In sostanza ci sono alternanze tra la forma canzone e lo scorrere libero di suoni, senza che la cosa appaia forzata.
In un certo senso è anche il vostro disco più “progressive”. Mi passi questo termine?
Sì. Abbiamo lavorato al disco in modo più preciso e costante rispetto a “Valonielu”, non ci abbiamo girato troppo attorno. C’è voluto molto tempo per studiare ogni canzone nei particolari e perché ciascuna prendesse una piega personale, ma l’impegno dedicato ci ha ricompensati con dei pezzi molto solidi e concreti.
“Värähtelijä” è anche il vostro disco più lungo. Soltanto la canzone “Vasemaan Käden Hierarkia” dura più di diciassette minuti. Ci vuoi dire qualche particolare su questa traccia e magari come avete lavorato durante le fasi di composizione e registrazione?
E’ la prima canzone su cui abbiamo iniziato a lavorare per il nuovo disco e ha tracciato la direzione che avrebbero poi seguito tutti gli altri pezzi. Ci siamo presi tutto il tempo per jammare e comporre nuove parti in modo che la canzone seguisse esattamente la piega che volevamo darle. La cosa più complessa di questi brani così lunghi è far sì che i suoni siano in continuo movimento, altrimenti il pezzo diventa noioso e ripetitivo. E’ stato fondamentale continuare a provare e riascoltare più volte il lavoro anche fuori dallo studio di registrazione.
Sembra che ogni strumento abbia un peso paritetico e che il caos e l’ordine convivano senza problemi. La voce è differente e più intensa. Come avete ottenuto questo sound, per voi nuovo?
Julius Mauranen, il nostro responsabile del missaggio e della registrazione, ha avuto un ruolo fondamentale. L’idea era quella di avere una grande volta celeste dove tutto fosse visibile, ogni singola stella, dal più grande al più piccolo fenomeno astrale e al tempo stesso, tutto il cielo doveva poter essere visto nel suo insieme. Julius ha capito davvero come rendere reale questa idea. E’ come se nella sua testa, tutti i nostri bizzarri suggerimenti e intuizioni prendessero una forma concreta e alla fine tutto suonava esattamente come intendevamo. Un vero professionista, un mago del sound con una grandissima sensibilità e il dono di capire ciò di cui avevamo bisogno.
Quali band sono state fondamentali perché nascessero gli Oranssi Pazuzu?
Vediamo… Dal black metal Emperor, Darkthrone, Burzum, Beherit. Dalla psichedelia e dal prog King Crimson, Genesis, 13th Floor Elevators, The Beatles, Soft Machine, Tonto`s Expanding Head Band, Jimi Hendrix, Tractor. Ho citato le prime che mi sono venute in mente, ma ce ne sono molte altre.
Sembra che negli ultimi anni, molte band abbiano riscoperto i seventies, tanto che è in atto una sorta di scena “revival” con molti gruppi validi. Ne siete interessati? Pensi che gli Oranssi Pazuzu potrebbero farne parte oppure la vostra musica è qualcosa di differente?
Vedi, noi siamo come una band fusion. Per noi la musica non ha limiti. La musica riesce davvero a scuotermi, mi fa scattare qualcosa. E’ molto probabile che gli anni’70 ci abbiano influenzati, per lo meno inconsciamente, ma non credo che la band possa essere parte di una scena di riscoperta. Vogliamo spingere la nostra musica il più avanti possibile. Se john Lennon fosse ancora vivo credo che non si ripeterebbe, ma suonerebbe qualcosa di nuovo e straordinario, esattamente come fece al suo tempo. Non vogliamo fare qualcosa che altri hanno già fatto. Ma naturalmente abbiamo parecchie influenze da quel periodo, dove l’arte si è spinta oltre ogni confine.
La cover del Cd sembra molto simbolica. Una specie di caverna, forse a forma di spirale. Non c’è il nome della band e nemmeno il titolo del disco. Cosa vuole rappresentare?
Le chiavi di lettura sono molteplici. Per noi rappresenta un momento magico preso dalla realtà e “congelato”. La foto è stata fatta da Andrea Petrovicova durante un nostro show a Praga. Non sono altro che i miei capelli e la luce di una lampada. Ma l’effetto è straordinario e crea un’atmosfera magica, che poi è proprio quello che vuole comunicare l’album con le sue tematiche. La realtà è un puzzle senza spiegazioni e noi viviamo già fra i miracoli. Non abbiamo bisogno di favole e di religioni per trovare magia e mistero nel mondo. La realtà è sufficiente.
Di cosa parlate nei testi? Seguite un concept o qualcosa di simile?
Non è un concept album questo, almeno non come era per esempio “Kosmonument”. Ci sono più che altro delle scene tratte da sogni o dal subconscio che possono essere interpretate individualmente. Alcune delle tematiche sono: buttarsi in abissi sconosciuti, sacrificarsi per qualcosa di più grande, la trasformazione, il potere e le gerarchie di potere, morire e rilasciare la propria energia diventando nuovamente una cosa sola con la natura e con l’universo.
Volete ricordare I vostri prossimi appuntamenti dal vivo? Passerete anche dall’Italia, vero?
Sì, ci sono due date in programma, il 17 Marzo al Lo-Fi di Milano e il 18 marzo al Freakout Club di Bologna.
Non ultimo, volete lasciare un messaggio ai vostri fan italiani?
Spero che il nuovo album vi sorprenda, ragazzi. Ci vediamo a Marzo!
Ciao Andrea e grazie dell’intervista!