Oranssi Pazuzu – Recensione: Mestarin kynsi

Ho un ricordo piuttosto vivido degli Oranssi Pazuzu alle prese con lo sparuto pubblico del LoFi. Il gruppo era arrivato in ritardo a causa di un volo cancellato, ed era stato costretto ad effettuare il soundcheck dopo lo show dei Nibiru. Una procedura lenta e metodica, che aveva portato presto gli spettatori a spazientirsi, tanto che alcune file dietro a me, un accento vagamente milanese aveva commentato “E’ un concerto black metal, cosa stai lì a perfezionare i suoni” seguito da qualche risatina solidale. In quel mood di sfiducia generale gli Oranssi avevano attaccato “Saturaatio”, opening track dell’onnivoro ”Värähtelijä”. Dieci minuti dopo, a canzone finita, i finlandesi avevano alzato lo sguardo di fronte ad un silenzio carico di rispetto perturbato in solitaria, come unico commento, da una curiosa bestemmia.

Mestarin kynsi” esce a quattro anni da quell’episodio ed è il traguardo di un progressivo percorso di perfezionamento del suono della band.  Metabolizzate le influenze ambient di ”Värähtelijä” e la fruttuosa sperimentazione con i Dark Buddha Rising nel collettivo Waste of Space Orchestra, il nuovo album è un affresco dai colori cupi e mai stinti, che attingono tanto dal kraut rock (“Ilmestys”) quanto dal dark prog (l’ossessivo flauto che sostiene per intero l’impetuoso avanzare di “Uusi teknokratia”) e dal post-rock più austero (“Tyhjyyden sakramentti”), fino a giungere ad una rappresentazione d’insieme che coniuga efficacemente le spirali ascendenti dei Neurosis nel periodo “Eye of the Storm” con le percussioni tribali dei migliori Sepultura (“Kuulen ääniä maan alta”, la cui coda rarefatta rappresenta di fatto l’unico approdo sereno dell’opera). È difficile immaginare, di fronte alla qualità di questo lavoro, ulteriori evoluzioni per questo suono, che infatti opta in chiusura per lo stordente vorticare di tastiere di “Taivaan portti”, che trascinano l’ascoltatore verso il nulla, anche se gli Oranssi Pazuzu ci hanno abituati a saper gestire razionalmente ogni ripartenza. Per ora, non resta che godersi “Mestarin kynsi” come una delle poche soddisfazioni (non solo musicali) che ci ha regalato questo maledetto anno bisestile.

Etichetta: Nuclear Blast

Anno: 2020

Tracklist: 01. Ilmestys 02. Tyhjyyden Sakramentti 03. Uusi Teknokratia 04. Oikeamielisten Sali 05. Kuulen Ääniä Maan Alta 06. Taivaan Portti

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