Gli americani Ævangelist si propongono come profeti del death metal alternativo, ma, sinceramente, di alternativo (nella sua accezione di diverso e/o anticonformista) hanno ben poco, a giudicare da questa loro seconda fatica, “Omen Ex Simulacra”, inquadrabile come un ipotetico incrocio fra il cacofonico death dei Portal e il black geometrico dei Deathspell Omega, a giudicare dalle atmosfere e sonorità caratterizzanti questi otto brani.

La materializzazione del caos in musica è senza dubbio fra gli intenti primari del duo composto da Matron Thorn (strumenti) e Ascaris (voce), artefici di una performance oscura e ossessiva, in cui brutalità e ferocia esecutiva sono al servizio di un costante, inquieto marasma, tale per cui l’esperienza d’ascolto risulta spesso frastornante e scarsamente organica.

Come già sul debutto “De Masticatione Mortuorum In Tumulis” (2012) gli Ævangelist non tengono infatti in gran conto l’organizzazione di una dinamica compositiva di senso compiuto, con il risultato (desiderato o involontario?) simile a un continuo, inarticolato gorgogliare sonoro.

Non semplificano le cose i brani di più lunga durata (“Veils”, “The Devoured Aeons of Stygian Eternity”, “Abysscape”), la cui ridondanza drone allunga un brodo già di per sé abbastanza monotono.

Nell’ora abbondante di “Omen Ex Simulacra ” vi sono certo alcuni momenti e spunti interessanti (per altro esaltati a dovere dal buon lavoro di produzione, curato dalla stessa band), ma soccombono sotto la titanica mole di quasi gratuita cacofonia.

Sprovvisti delle inquietanti atmosfere dei Portal e dell’indiscutibile superiorità esecutiva dei Deathspell Omega, al duo americano non rimane che giocare sulla quantità e sul semplice accumulo, strategia che paga solamente in ristretti confini underground, in cui sepolcrali e compulsive litanie come queste paiono sempre benvenute.