Obscura – Recensione: Akróasis

Quando una band cambia in modo tanto radicale, come successo agli Obscura, diventa inevitabile porsi il dubbio se ciò che andremo ad ascoltare in un nuovo lavoro subirà pesanti variazioni rispetto al passato. Se questo poteva essere il rischio, diciamo che con “Akroasis” possiamo tranquillamente concludere che il leader Steffen Kummerer ha tenuto ben salde le redini della situazione, nonostante la fuoriuscita di membri non certo secondari come il virtuoso Christian Münzner e il batterista Hannes Grossmann.

Non solo i nuovi arrivati si dimostrano infatti professionalmente all’altezza di chi ha abbandonato, ma, anche stilisticamente, il risultato non si discosta poi molto da quanto gli Obscura avevano proposto nei due, ottimi, lavori precedenti e tutto lascia pensare che il peso dei due “fuggiaschi” sulla qualità finale delle composizioni non fosse poi così decisivo.

Anche senza analizzarli uno ad uno (cosa che faremo in sede separata) i brani presenti in tracklist conservano gli stessi rimandi alla scena progressive e techno death metal, con in bella evidenza le influenze di Cynic e Death, ma con, allo stesso tempo, il buon gusto di una band abile nel miscelare armonie e melodie diverse, arrangiando alcuni brani con una più marcata vena prog e picchiando duro in altri frangenti, a sostegno di una fiera appartenenza alla scuola extreme metal che mantiene ben saldo il legame con il death classico (anche, e soprattutto, nell’uso delle vocals in growl).

Tante le sfumature presenti, ma a colpire è soprattutto la grande qualità sia delle parti soliste, sempre capaci di inserimenti perfetti e mai solamente esercizi di tecnica finalizzati alla sola dimostrazione, ma anche l’equilibrio con cui vengono scelte le innumerevoli variazioni, con tanti inserti più melodici dal sapore spesso malinconico e introspettivo, e addirittura l’uso di archi nella lunga suite finale (“Weltseele”). Brani come “Ode To The Sun”, “Akroasis” e “Perepetual Infinity” sono ottimi esempi di come, in vari modi, questo equilibrio di elementi sia possibile, anche se per nulla facile da rendere con la giusta fluidità. Bravissimi gli Obscura che ci riescono con apparente disinvoltura.

Sicuramente è poi lodevole la scelta di includere le lyrics nel pacchetto promozionale, cosa che quasi nessuna band ritiene necessaria (chissà poi perché). Purtroppo senza un confronto diretto con il compositore, in questo caso lo stesso Kummerer in esclusiva, non è per nulla facile interpretarle in maniera corretta, visto, ad esempio, l’argomento filosofico di una “The Monist” o la criptica title track. Su questo vi rimandiamo all’intervista che uscirà tra pochi giorni.

obscura - akroasis

Voto recensore
8
Etichetta: Relapse Records

Anno: 2016

Tracklist: 01. Sermon Of The Seven Suns 02. The Monist 03. Akr?asis 04. Ten Sepiroth 05. Ode To The Sun 06. Fractal Dimension 07. Perpetual Infinity 08. Weltseele 09. The Origin Of Primal Expression
Sito Web: https://www.facebook.com/RealmOfObscura

riccardo.manazza

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Incapace di vivere lontano dalla musica per più di qualche ora è il “vecchio” della compagnia. In redazione fin dal 2000 ha passato più o meno tutta la sua vita ad ascoltare metal, cominciando negli anni ottanta e scoprendo solo di recente di essere tanto fuori moda da essere definito old school. Il commento più comune alle sue idee musicali è “sei il solito metallaro del cxxxo”, ma d'altronde quando si nasce in piena notte durante una tempesta di fulmini, il destino appare segnato sin dai primi minuti di vita. Tra i quesiti esistenziali che lo affliggono i più comuni sono il chiedersi il perché le band che non sanno scrivere canzoni si ostinino ad autodefinirsi prog o avant-qualcosa, e il come sia possibile che non sia ancora stato creato un culto ufficiale dei Mercyful Fate.

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