Con il loro ultimo album “Padmalotus” i Nibiru faranno ancora una volta la felicità di chi nella musica non cerca tradizionali canzoni, bensì evocativi e psichedelici flussi sonori, un vero e proprio viaggio extrasensoriale. Nell’attesa di vederli dal vivo all’Argonauta Fest, sentiamo allora cos’hanno da raccontarci Siatris e Ardath.
La vostra proposta è molto originale e complessa e rifugge completamente la tradizionale forma-canzone: quali sono i fattori che vi hanno spinto a intraprendere un percorso artistico così impegnativo e “tortuoso”?
Siatris: il percorso intrapreso è venuto del tutto spontaneo, non c’è stato nulla di studiato a tavolino, e mi fa piacere che tu dica che la nostra proposta musicale è molto originale. Non seguire la tradizionale forma-canzone per noi non è impegnativo, lo viviamo come un processo naturale nell’istante in cui iniziamo a suonare e ci lasciamo andare al flusso della musica, anche se “Padmalotus”, rispetto al precedente lavoro “Netrayoni”, ha sicuramente, per noi almeno, una struttura meno complessa e più fluida.
Avete dichiarato che la vostra parola d’ordine è “improvvisazione ritualizzata” e che ogni vostro pezzo nasce da un’improvvisazione: potreste parlarci più nel dettaglio di questo concetto?
Siatris: il termine “improvvisazione ritualizzata” mi è venuto in mente durante le registrazioni del nostro precedente lavoro, “Netrayoni”, che ha seguito un procedimento di elaborazione diverso rispetto all’ultimo lavoro, “Padmalotus”. La registrazione di “Netrayoni” è stata vissuta come un rituale. Ogni giorno passato nella nostra sala/tempio abbiamo utilizzato, e credo abusato di, sostanze psicotrope. Non sapevamo neanche ciò che avessimo registrato sino al giorno successivo, quando potevamo riascoltare il tutto da sobri. Ciò che rimane di quel periodo viene ricordato vagamente come un sogno, ma ciò che lega tutti i nostri lavori, da “Caosgon” sino a “Padmalotus” è il modo in cui creiamo e registriamo i pezzi, sempre in presa diretta, per non perdere l’energia che scaturisce dalle nostre vibrazioni.
“Padmalotus” si compone di sole quattro tracce, tutte con una durata superiore ai dieci minuti: qual è il procedimento creativo che vi guida a trasformare riff e strutture nate dall’improvvisazione a brani così lunghi ed elaborati?
Ardath: non è cambiato il nostro modo di comporre in nessuno dei tre CD. Nonostante “Padmalotus” sia più strutturato e i brani abbiano spesso una forma-canzone, tutto parte sempre da un riff estemporaneo , un giro di note in un qualsiasi momento della sessione di prove. Da lì ci si lascia trasportare ascoltando le vibrazioni, le sensazioni di ognuno di noi sentendosi parte di un unico organismo. A quel punto il tempo diventa relativo, si espande, e i pezzi si espandono di conseguenza, senza perdere mai la loro potenza e particolarità essendo il parto di un unico intenso momento.
I vostri testi sono scritti in “linguaggio enochiano”: potreste spiegarci di che idioma si tratta e come mai avete optato per questa particolare scelta?
Ardath: l’enochiano prende il nome da Enoch, personaggio biblico al quale si attribuiva la capacità di comunicare con gli angeli, creato da John Dee e Edward Kelley. È limitativo considerare l’enochiano esclusivamente un sistema magico in quanto è un sistema di trasmutazione interiore che agisce in primo luogo sulla realtà oggettiva. La scelta è collegata al nome Nibiru, il decimo pianeta, che rappresenta anche un punto di passaggio, di transizione. Certamente l’uso dell’enochiano concede, inoltre, maggiori possibilità interpretative rispetto agli schemi di una qualsiasi lingua tradizionale.
Immagino che anche Nibiru sia un termine appartenente a questo linguaggio: cosa significa?
Ardath: Nibiru deriva dagli antichi sumeri che identificavano con questo nome il pianeta associato al dio Marduk.
Rimanendo in argomento lirico, i testi di “Padmalotus” trattano temi occulti collegati alla cultura orientale: di quali tematiche si tratta per la precisione?
Ardath: bisogna distinguere in maniera netta i testi dalle tematiche derivanti dalle grafiche dei cd e da alcuni video in rete (“Celeste: Samsara Is Broken”). I testi sono esclusivamente la recita delle 49 chiavi Enochiane , elencate in maniera estremamente esaustiva da Aleister Crowley nel volume “La Visione e la Voce”, evocazioni con finalità sempre differenti che ho associato istintivamente alla musica che sentivo nascere intorno a noi.
Siatris: le tematiche legate ad alcuni aspetti di Nibiru riguardano principalmente il tantrismo shivaita, il culto Kaula, gli aghori e il culto di Krim/Kali, tutti argomenti legati al misticismo indiano.
La copertina del disco è un disegno davvero inquietante: si tratta di una cover composta da voi (o dall’artista a cui vi siete rivolti), oppure si tratta di un’opera già esistente in questa forma? Quali sono i suoi significati, dal momento che mi pare molto simbolica?
Siatris: la cover è stata appositamente creata da un nostro caro amico per “Padmalotus” e racchiude in sé una forte simbologia: la figura androgina Shiva/Shakti che spalanca il terzo occhio riversa un ragno, il tessitore dell’universo, il loto è il simbolo dell’illuminazione e le figure che si mozzano la testa rappresentano coloro che riescono ad elevarsi su un piano spirituale superiore, abbandonando tutti i concetti e soprattutto il proprio ego.
Venendo alla vostra attività live, sarete headliner dell’Argonauta Fest: cosa vi aspettate da questo show?
Siatris: io mi aspetto una festa, dove incontrare vecchi amici e fare nuove conoscenze. Mi spiace che non suonino i Bantoriak, che hanno pubblicato un CD stupendo, ma so già che si aggireranno tra il pubblico!
Ardath: fa indubbiamente piacere, ma ogni band che partecipa all’Argonauta Fest è un potenziale headliner. Sarà quindi un festival dove potremo condividere esperienze e sentire tanta ottima musica, anzi, tanta rumorosissima musica, quella che spacca. Non mancate, sarà un’esperienza distruttiva e costruttiva.
Quali altri impegni dal vivo vi aspettano al di là di questo festival?
Ardath: nel mese di maggio, oltre all’Argonauta Fest, suoneremo al Circolino a Vercelli il 2 e il 24 al Cafè Liber a Torino per la presentazione ufficiale del nuovo CD. A luglio siamo stati invitati a un festival di musica psichedelica in Croazia, sull’isola di Cres. Comunicheremo presto ulteriori live che non mancheranno.
Per concludere, una domanda curiosità; nella foto promozionale che avete diffuso per l’uscita del nuovo album siete ritratti in uno spazio molto angusto che sembra un vecchio ascensore industriale: possiamo sapere dov’è stata scattata?
Ardath: si tratta dei magazzini Docks Dora a Torino, un vecchio complesso di magazzini generali dismesso dagli anni ‘70, location veramente particolare che ti avvolge in atmosfere decadenti, fuori dal tempo ed estremamente tranquille e rilassanti per quanto mi riguarda.
