Zero:h – Recensione: New Dead World

Gli Zero:H sono una rarità. In un momento musicale in cui tutti vogliono assomigliare (per forza) a qualcosa, oppure non assomigliare (per forza) a nulla, insomma, il festival della copia o dell’originale forzato, questo quartetto (due maschietti e due fanciulle) ha il coraggio di fare un po’ come pare a loro, senza per forza strizzare l’occhio al potenziale mercato o al critico di turno. Ne viene fuori uno dei dischi più interessanti degli ultimi mesi, che rischia di piacere sia agli innamorati del nuovo che avanza (incluso quello che proprio nuovo non è), sia al metallaro magari non perfettamente tradizionalista, ma sempre alla ricerca di linee melodiche potenti e riff a tutto tondo (com’è giusto che sia). Il segreto mi sembra che stia tutto in una ricetta antica come la musica: capacità musicale (mi si dice che dal vivo gli Zero:H spaccano) e capacità di emozionare il pubblico senza prenderlo in giro. I pezzi sono quasi tutti eccellenti, trapuntati dall’eccezionale voce di Stefania e da basi strumentali aggressive e massicce (un plauso a Chiara e alla sua chitarra). C’è una specie di filo comune che lega i pezzi, una sorta di narrazione che lega il concetto di “mostruosità” (“Grendel”, “Monsters”, “Elzeker”) e sottintesi alla P.K.Dick (“Chew-Z”), una volta tanto non citato a casaccio. Ed è tutto curiosamente affascinante, ma in un modo quasi sotterraneo, ipnotico: ti riscopri a sentire e risentire il disco senza quasi accorgerti che stai schiacciando il tasto “Play”. Un gioiellino il cui acquisto consiglio senza riserve.

Voto recensore
8
Etichetta: Fray Records

Anno: 2002

Tracklist: Grendel / Device / Elzeker / Monster / Parents Heritage / Survive / 13th Floor / Free / Pack Of Rags / October (The14th) / Synchronized / Chew-Z

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