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Myles Kennedy – Recensione: The Ides Of March

A distanza di tre anni dall’uscita di  “Year Of The Tiger” finalmente abbiamo il piacere di ascoltare “The Ides Of March”, secondo album solista  di Myles Kennedy (Alter Bridge; Slash And The Cospirators) pubblicato il 14 Maggio 2021 e prodotto da Napalm Records. La opening track “Get Along” ha un’anima rock blues con un testo importante che pone al centro della sua espressività la domanda “why can’t we all just get along?” ovvero “perché non possiamo solo andare tutti d’accordo?”

“The answer in the end was never black or white” recita il testo, un chiaro riferimento agli episodi di razzismo e alle violente manifestazioni avvenute in America durante questi ultimi anni. Questa frase di forte impatto precede un assolo di chitarra perfettamente in linea con la dinamica e la forza del pezzo. Con “A Thousand Words” le grandi doti canore del cantante non si smentiscono in questo brano dove le chitarre si intersecano magistralmente creando un intreccio ricco di arpeggi limpidi e riff potenti e orecchiabili che vanno a raggiungere l’apice della gradevolezza all’interno del ritornello assieme all’azzeccatissima linea vocale.

In Stride” accende un’inaspettata scintilla southern rock con la slide guitar che domina la scena e irrompe spezzando il mood riflessivo presente nelle tracce precedenti e donando un pizzico di pepe alla tracklist. La title track è un mix di ispirazione Led Zeppeliniana e stile Alter Bridge con una durata di quasi 8 minuti e un testo ispirato al Julius Caesar di Shakespeare, in particolare alla storica frase “Beware of the Ides of March”, molto cupo all’inizio ma che pian piano diventa più limpido e lascia spazio a un barlume di speranza nelle parole del cantante che si rafforza in“Wake Me When It’s Over”,  brano decisamente più allegro e dal testo molto più leggero.

Con “Love Rain Down” ci troviamo catapultati nella mente di Myles in un viaggio introspettivo, una sorta di sincero flusso di coscienza dalle sonorità raffinate e limpide che personalmente ho apprezzato molto. Impossibile non essere coinvolti dal groove della ritmatissima “Tell It Like It Is” che si fa prepotentemente sentire, sia a livello di interpretazione vocale, sia nel sound delle chitarre e nella ritmica che ricorda il timbro tipicamente 70’s del blues rock made in U.S.A. “Moonshot” è una piacevole  ballata dal ritornello orecchiabile, mentre con “Wanderlust Begins” abbiamo un brano acustico pervaso da un’allegria e una spensieratezza che mettono di buon umore invitando a rimanere positivi nonostante le difficoltà, messaggio particolarmente azzeccato rispetto a questo difficile momento storico ma anche alla vita di tutti i giorni dove ogni essere umano ha le sue sfide quotidiane da affrontare e superare. Ritroviamo la stessa intenzione orientata verso sonorità più gioiose  in ”Sifting Through The Fire”, mentre “Worried Mind” arriva in punta di piedi acquistando carica e groove nota dopo nota e sfociando in un finale adrenalinico che chiude la tracklist con grinta. In questo album possiamo apprezzare appieno le doti canore, chitarristiche e compositive di Myles Kennedy che si esprimono nella creazione di brani perfettamente fedeli allo stile degli “Alter Bridge” che tutti conosciamo, ma con l’aggiunta di una sfumatura rock blues in più e di una componente emotiva molto forte visibile all’interno dei testi che danno l’impressione di essere stati scritti con il cuore.

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