Ci sono personaggi della scena metal che hanno più vite di un gatto e, anche se colpiti duramente dagli eventi della vita, non si piegano di fronte a nulla. Come la malerba, GL Perotti non muore mai e dopo un periodo di silenzio torna a far parlare di sé con un nuovo progetto: i Mortado. Assoldati Stefano Franzè (chitarra), Manuel Togni (batteria) e Simone Franzè (basso), il buon vecchio GL ha imbracciato la sua di chitarra e ha marchiato con l’inconfondibile voce le undici tracce che compongono “Rupert The King”, uscito lo scorso 26 aprile per Blasphemous Records.
Enormi, dunque, erano le aspettative intorno la band così come grandi erano le insidie che devono aver accompagnato Perotti nella realizzazione di questo platter; d’altronde, l’essere stato la voce di una delle più importanti band metal italiane rappresenta una responsabilità non da poco. Eppure, GL non si è perso di coraggio ed è ripartito con rabbia e caparbietà e oggi è ancora qui. La malerba, ricordate?
Per la realizzazione di “Rupert The King”, Perotti e Manuel Franzè (l’altra forza motrice dei Mortado) hanno dato fondo a tutta la loro incredibile conoscenza della musica – non solo quella estrema – per registrare un album eterogeneo e di immediata presa nell’ascoltatore. Partendo dal poderoso attacco thrash metal della title track – posta in apertura – e passando per la rockeggiante “No Escape” o la tribale “The Great Spirit”, ogni brano risulta assolutamente ispirato, ricco di groove e, soprattutto, dannatamente accattivante.
Non mancano tracce che inevitabilmente ci riportano indietro nel tempo: la devastante accoppiata “Venom”/“The Art Of Soul” sono emblematiche di un approccio – ora più diretto, ora più ragionato – dei Mortado, decisi a mantenere sempre viva la lezioni di numi tutelari quali Pantera, Testament, Megadeth (in tal senso, “In The Middle Of The Night” è esemplificativa) e altri.
Il tutto – e sembra quasi scontato specificarlo – viene reinterpretato secondo un gusto personale che, nella totalità dei casi, porta a interpretazioni riuscite e a brani che non suonano come la brutta copia di qualcosa di già sentito. Abbandonate qualsiasi remora e lasciatevi conquistare da “Dangerous Deal”, “Babylon’s Flag” o la terremotante “Blood Shower”, atto conclusivo di un disco di assoluto valore.
Il futuro non può che essere roseo per i Mortado, una band composta da eccellenze nostrane che hanno dedicato la loro vita alla musica. La malerba non muore e, mai come in questo caso, siamo davvero contenti di trovarci di fronte a questo “Rupert The King”.
