Per motivi di carattere puramente lavorativo e di traffico, arrivo allo Slaughter Club esattamente cinque minuti prima dell’esibizione dei polacchi Hate, perdendo la performance di apertura dei francesi Lecks Inc.
Tolto ciò, questa è una sera molto speciale per il sottoscritto per due ragioni: la prima è che finalmente torno a un concerto metal dopo due anni, la seconda è che non avevo mai visto nessuna delle tre band principali, quindi evento imperdibile e difficilmente replicabile in futuro.
Alle 20.00, puntuali come un orologio svizzero, salgono sul palco gli Hate supportando l’ultimo album “Rugia”, che mi è piaciuto molto (qui la mia recensione). Il pubblico scarseggia, è un po’ timido e fatica ad arrivare davanti alle transenne. L’atmosfera fredda si ripercuote anche sull’esibizione dei polacchi, rendendo i loro 40 minuti fin troppo scolastici con pochissima (quasi nulla) interazione con gli spettatori. Piccolo appunto: Nal-Sir alla batteria non si sincronizza al meglio col resto della band, sbagliando in più passaggi; ciò influisce parecchio sulla resa finale, ma fortunatamente si recupera entro la fine del set.
Nella loro esibizione gli Hate riescono a coprire buona parte della loro carriera senza dimenticare i lavori più vecchi, anche se non si spingono più indietro del 2005 con “Hex”. Sicuramente il concerto nel suo complesso è più che sufficiente e ritengo che, se ci fosse stata più presenza di pubblico, il risultato sarebbe stato completamente diverso.
Un rapido cambio di palco che però si dilunga nel lunghissimo canto corale introduttivo (quasi quindici minuti tra campane e suoni clericali) prima di vedere salire sul palco i black metaller Belphegor. Famosi nell’ambiente per la loro sfacciataggine e per live memorabili, ero proprio curioso di poter godermi dal vivo una delle loro messe nere. Detto, fatto! Dieci canzoni blasfeme e brutali, che spazzano via qualsiasi cosa si trovi davanti a loro. Una scenografia degna delle tematiche trattate nei testi, una performance disumana e senza scrupoli, con un netto miglioramento di quella che è la resa sonora dovuta anche all’arrivo sempre maggiore di persone (per fortuna direi). I Belphegor non si fermano un secondo, tra un sorso di whiskey e un vaffanculo rivolto ai fan, accendendo la voglia di pogare nel pit e mietendo la prima vittima, che frana di peso di fianco al banco merch. Un’esecuzione perfetta da parte di tutti, non posso che elogiare una gradevolissima ora di metallo nero blasfemo e aggressivo.
Concludiamo col piatto forte, ovvero gli I Am Morbid. Come ben sapete, il tour si arricchisce con la presenza dell’assoluta leggenda Pete Sandoval alla batteria, per omaggiare, insieme al front-man storico dei Morbid Angel, i trent’anni di “Blessed Are The Sick”, cogliendo poi l’opportunità per suonare anche molto altro dai primi straordinari album della band.
Il primo elemento che si nota nell’immediato è l’impatto sonoro decisamente migliorato e adeguato alla violenza degli statunitensi, una calca finalmente densa di gente pronta a sfogarsi e tanti altri vecchi fan per ricordare i tempi andati.
La performance viene ulteriormente arricchita da due chitarristi d’eccezione: Kelly Mclauchlin (ex-Possessed) e Bill Hudson (ex- U.D.O. e Doro tra i tanti) che, grazie al loro bagaglio musicale, rendono tutto il live un’occasione davvero succulenta, trasformando così gli I Am Morbid in una sorta di super-band.
Da sottolineare anche l’ottima esibizione vocale di David Vincent durante tutto il live, cosa che permette di godere appieno dello spessore storico che si vede sul palco.
Il concerto quindi vola liscio come l’olio, come è giusto che sia, fino alla mezzanotte esatta, con i fan assolutamente soddisfatti e carichi dopo aver ascoltato delle assolute pietre miliari del death metal.
Vorrei soffermarmi su un piccolo episodio. Dopo due anni di Covid non mi interessava sentire delle velate teorie complottiste, tipiche dello stile statunitense, da parte di Vincent. L’ultima cosa avrei voluto ascoltare durante un concerto metal è proprio questo, una sbavatura davvero inopportuna e fastidiosa che poteva essere perfettamente evitata, a prescindere da quello che si possa credere o meno degli ultimi lunghissimi mesi.
Ciò nonostante, è stata una serata comunque piacevole, perfetta per battezzare il mio ritorno sotto il palco in attesa delle prossime serate in lista, evitando spiacevoli sorprese!