Per il terzo anno consecutivo ci rechiamo al Live di Trezzo sull’Adda per partecipare al prestigioso festival organizzato dai cugini di Metalitalia. Ancora una volta il bill è molto invitante e l’evento è organizzato alla perfezione: oltre alla numerosa presenza di stand di merchandise e prodotti vari all’interno del locale, all’ingresso si viene muniti di un braccialetto come nei festival open-air, con la possibilità di uscire liberamente e usufruire anche delle attività commerciali all’esterno. L’ottima affluenza di nuovo registrata alla presente edizione della kermesse è proprio lì a testimoniare la qualità raggiunta. A questo punto non ci resta che dare spazio alla musica e raccontarvi cos’è successo sul palco.
Si parte con una doppietta italiana bella tosta con gli Electrocution e i Distruzione. Gli storici deathster bolognesi, riformatisi due anni or sono dopo un lungo silenzio, possono già vantare una buona presenza di pubblico ai loro piedi e non fanno certo complimenti nello strapazzare quest’ultimo a puntino con le proprie bordate per i trenta minuti a disposizione. Lo stesso discorso vale quindi per il combo parmense: la massiccia proposta dei nostri, sovrastata dal gutturalissimo cantato del frontman Devid Roncai, provoca i primi accenni di pogo in sala e rimpinza i presenti con una nuove dose di metal estremo.
Si cambia decisamente registro, almeno per la prima parte dello show a seguire, con lo speciale concerto che vede insieme due storiche realtà del metal di casa nostra, ovvero Cadaveria e Necrodeath. Cominciano facendo il loro ingresso sul palco i primi, con un allestimento e delle modalità decisamente teatrali: la frontwoman Cadaveria viene infatti portata in scena all’interno di un sacco per cadaveri; ad aspettarla sulle assi ci sono due candelabri, un piccola bara e una culla/passeggino, tutti attrezzi di colore bianco. La carismatica cantante guida magistralmente l’oscura e macabra performance black/gothic dei suoi fino ai progressivi arrivi di Pier Gonella alla chitarra e Peso alla batteria, con Marcelo Santos che esce un attimo dietro le quinte per poi tornare sul palco in quanto Flegias. La metamorfosi nei Necrodeath è a quel punto compiuta e per gli astanti sono di nuovi dolori! L’esibizione dei nostri è potentissima come al solito e scatena le prime ovazioni del pubblico. Si chiude alla grande con tutti quanti insieme on-stage per l’esecuzione di “Rise Above”, pezzo estratto dal recentissimo split EP “Mondoscuro”, che vede appunto i due gruppi unire le forze a livello discografico. Uno show davvero suggestivo e da ricordare.
Si prosegue con la realtà probabilmente più “leggera” presente a quest’edizione del Metalitalia, ovvero i finlandesi Insomnium. Il melodic death metal del quartetto finnico, non originalissimo ma comunque pregevole, non scalda magari i cuori dell’audience come la musica delle altre band coinvolte, ma può in ogni caso vantare una pattuglia di adepti nelle prime file, che sostengono con passione Niilo Sevanen e compagni. Anche il primo combo internazionale del festival è dunque da promuovere. Si ricomincia comunque ben presto a pestare duro in occasione di un’altra reunion seguita a una lunga assenza dalle luci della ribalta, quella dei picchiatori newyorkesi Demolition Hammer. Riunitosi pochi mesi or sono dopo lo scioglimento avvenuto 20 anni fa, l’ensemble americano mette letteralmente a ferro e fuoco il Live con la propria esibizione violentissima e senza compromessi. Il locale, ormai bello pieno proprio per loro, si trasforma in un rovente mosh-pit che tributa di continuo il coro “Demolition, Demolition!” ai nostri. Il bassista e cantante Steve Reynolds fa notare come questa sia la prima volta in assoluto in Italia per i suoi e ringrazia sentitamente: senza dubbio come primo show nella penisola l’esperienza non dev’essere stata affatto male per questi coriacei mattatori!
Giunge quindi il momento di una delle due band più attese della giornata e che può vantare un rapporto davvero speciale col pubblico italiano: parliamo naturalmente dei Dark Tranquillity. Nel mezzo del concerto Mikael Stanne ci informerà che questa è l’ultima data del lungo tour di supporto all’album “Construct” e che non c’era luogo migliore di Milano in cui chiuderlo: le ovazioni in onore del gruppo svedese si susseguono infatti senza sosta e gran parte dell’audience si mostra in visibilio per tutta la performance. Dal canto nostro, dobbiamo però ammettere che i pezzi dell’ultimo disco dal vivo non sono brillantissimi e ci avrebbero ormai un po’ annoiato: l’esibizione del quintetto scandinavo è in ogni caso buona, quella del frontman su tutti, e quando si hanno frecce al proprio arco del calibro di “Lethe”, “The Wonders At Your Feet”, “The Treason Wall” o “Terminus” i punti deboli possono comunque passare in secondo piano. Siparietto divertente nel finale: in occasione della conclusiva “Misery’s Crown”, alcuni membri degli Insomnium fanno il loro ingresso sul palco, bicchiere in mano e visibilmente ubriachi, interagendo coi componenti dei Dark Tranquillity, ma per fortuna senza disturbarli troppo!
E si arriva infine alla gloriosa chiusura del festival con la terremotante prova degli inossidabili tharsher teutonici Sodom. Nonostante il loro ultimo album “Decision Day” sia ormai uscito da un paio di settimane, Tom Angelripper e i suoi due sodali decidono di proporci un concerto “best of” piuttosto che promuovere quest’ultimo. Il risultato è una performance maiuscola e partecipatissima da parte del pubblico. L’inizio è un po’ sfortunato, con lo zio Tom che registra un problema al basso, consegnato prontamente a un tecnico, dopo appena un paio di minuti: il navigato frontman non si perde però d’animo e con grande professionalità continua lo stesso a cantare, mimando contemporaneamente di suonare il proprio strumento! Le varie “Sodomy And Lust”, “The Saw Is The Law”, “Outbreak Of Evil”, “M16”, “Agent Orange” e una commovente cover di “Iron Fist” dei Motorhead si susseguono senza tregua, lasciando gli esaltatissimi presentare a inneggiare il nome “Sodom” al termine di ogni canzone. Angelripper con il proprio smartphone e il batterista Markus Freiwald con una fotocamera attaccata ad un’asta non possono allora fare a meno di riprendere spesso e volentieri questo spettacolo nello spettacolo. Quando l’immancabile “Ausgebombt” mette il sigillo a tale strepitoso show, nonché all’intero festival, il nostro parere generale sull’evento non può che essere ancora una volta estremamente positivo.