Mercury X – Recensione: Imprisoned

Con un titolo come “Imprisoned”, questo album non poteva che fare riferimento all’attualità, al confinamento ed alla prigionia – fisica e mentale – alla quale le cautele ci costringono. A raccontarci la loro esperienza, con cinque lunghi brani in perfetta tradizione prog, sono oggi i Mercury X, band al debutto discografico ma attiva in Svezia fin dal lontano 2013. Fatto di studi superiori, allontanamenti e successivi riavvicinamenti, il percorso della formazione di Norrtälje è in un certo senso comune a tanti, sebbene il fatto di giungere al debutto in tempi come questi aggiunga un fattore di introspezione e sofferenza necessaria che all’espressione artistica può – talvolta – donare quel certo non so che. Tecnica, cuore ed atmosfera possono descrivere, sulle prime, l’amalgama proposto da “Imprisoned”: fin dalle prime e dolci note di “Until The Break Of Day” si può infatti intuire l’importanza che le linee melodiche rivestono per Martin Björklund e compagni, insieme al gusto per sonorità delicate ed intermittenti (un paio di note di piano qua, un’eco distante là). Dentro ci puoi sentire un po’ della sofferenza sussurrata dei Katatonia moderni (“The Sound Of Nothing” è un ideale singolo che mi ha ricordato le atmosfere della serie The Bridge) e molto dei Cynic, il tutto riproposto in una forma agile e capace di affrontare la sfida di un formato ambizioso come quello della canzone/suite.

Scegliendo di sbilanciarsi sugli aspetti melodici, solo irrobustiti dai solidi intermezzi strumentali propri del genere, il disco costruisce minuto dopo minuto un’esperienza dal sapore anche cinematografico, sempre riconducibile ad un filo conduttore / ritornello, di facile assimilazione anche per le orecchie non proprio avvezze a questo tipo di strutture allungate. Nonostante il cantato pulito e le melodie distese, “Imprisoned” si avvale di una produzione affilata per assicurare un impatto forte, tagliente e rifinito ai suoi brani: le algide geometrie di “The Light In Your Eyes” contrastano efficacemente – ed in un modo che ormai abbiamo imparato a conoscere molto prima e molto altrove – con il sentimentalismo dei testi, ed il tutto assume una forma positiva e scorrevole capace di lasciare quel buon sapore in bocca. Per ammissione della stessa band, tutto l’album ruota intorno alla sua title-track, brano dai toni epici che lungo venti minuti di esecuzione coinvolgente riesce a catalizzare l’attenzione con cori di buona presa, ritmiche sincopate e testi che nella loro semplicità (“I’ll never be the same again”) descrivono bene il presente, ed il relativo corredo di sensazioni associate. “Imprisoned”, la canzone, è una bella dimostrazione di stile, padronanza e possibilità, forse non del tutto necessaria ma efficace nel condensare l’intero contenuto del disco in una sola sessione: una specie di best of che all’interno dell’album potrebbe assumere dei caratteri di ripetitività, ma che ben si presta in ogni caso a riassumere i Mercury X ed il tipo di proposta che li appassiona.

Il tono brillante scelto dal quartetto svedese rappresenta uno degli elementi di maggiore personalità all’interno di questo debutto: nonostante la natura difficile delle tematiche trattate, “Imprisoned” si presenta del tutto privo di sonorità oscure, elementi fortemente drammatici o citazioni teatrali in grado di compromettere l’incorruttibile sobrietà del suo design svedese. Il suo concetto di eleganza si basa, quasi a ribadire che gli stereotipi sono tutto sommato una comodità da rivalutare, sull’incastro perfetto di piani semplici e coerenti, sul legame forte costruito da elementi delicati (come le brevi sequenze di pianoforte che si ripresentano ciclicamente), su un’opulenza ritmica e organizzata che – in un disco relativamente avaro di assoli – la band pare preferire di gran lunga all’esaltazione del singolo. La via del progressive metal imboccata dai Mercury X è fatta di aperture luminose, di geometrie nette e scandinave che non dipendono da virtuosismi esasperati, di una sensibilità non affaticante che riesce a farsi sentire anche negli episodi di minutaggio più sostanzioso. La sensazione di equilibrio che il disco trasmette, rinunciando a spingere in modo troppo veemente sull’acceleratore, potrebbe essere interpretata da alcuni come una scelta conservativa, un’evoluzione interrotta o una timidezza di carattere: altri vedranno nell’alternarsi sognante dei suoi passaggi (“Lonely”) un’occasione per dedicarsi un ascolto differente, educato dal rigore svedese ed in grado di scovare un po’ di poesia anche nell’ennesima giornata vissuta da incolpevoli imprigionati.

Etichetta: Frontiers Music

Anno: 2021

Tracklist: 01. Until The Break Of Day 02. The Light In Your Eyes 03. Lonely 04. Imprisoned 05. The Sound Of Nothing
Sito Web: mercuryxofficial.com

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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