Recensione: 20 Years

Vent’anni sono passati dal primo straordinario album a nome “Mecca”. Un progetto del cantante Joe Vana, che grazie alla sua collaborazione con Jim Peterik dei Survivor (e non solo) ha potuto contare su un livello qualitativo decisamente sopra la media in termini di composizione e anche di esecuzione, grazie a compagni di strada di primissimo piano. Quale miglior modo per festeggiare l’anniversario che riproporre (e riassaporare) i tre album usciti dal 2002 ad oggi?

Il debutto omonimo è folgorante: accanto a Vana compaiono, fra gli altri, Fergie Frederiksen e David Hungate che hanno i Toto nel pedigree, ma sono soprattutto la qualità delle composizioni e la produzione cristallina a renderlo un capolavoro AOR, che in altri tempi si sarebbe piazzato in cima alle classifiche di mezzo mondo. Dall’urgenza dell’opener “Velocitized” al palpitante mid-tempo “Silence Of The Heart”, dalla dolcezza della title track e della conclusiva delicata “Falling Down”, stiamo parlando di un lavoro in cui classe ed emozioni si fondo in maniera divina e non c’è praticamente nessuna nota fuori posto. Un must che chi non conosce ha l’occasione ghiotta per recuperare, arricchito dalla frizzante bonus track “Miss-Chevious”, molto diversa dal mood dell’album con i suoi fiati e il suo incedere sincopato.

Per il secondo capitolo targato Mecca si sono dovuti attendere nove anni: il risultato non è ai livelli stellari dell’esordio, ma siamo pur sempre di fronte ad un signor album di liquido AOR, su cui mette lo zampino il produttore e compositore Tommy Denander. Mancano dei pezzi davvero clamorosi, di cui “Mecca” addirittura strabordava, è vero, tuttavia la scaletta scivola via con grande naturalezza evidenziando nuovamente il gusto sopraffino di Joe Vana, che ammicca a pop e WestCoast. Da menzionare la vellutata “Ten Lifetimes” e l’emozionante title track, oltre ad “I Know” con la sua intro carica di groove e vagamente danzereccia, che sembra quasi richiamare ritmi e calore di Michael Jackson. Anche qui l’album ci viene proposto con una bonus track, “How Many Times”, stavolta pienamente in linea con il Toto-style che è una costante nel percorso di Joe Vana.

Ancora più tranquillo e lineare “III”. Sicuramente, anche al netto di considerazioni sul tasso di (hard) rock presente, si tratta del capitolo meno riuscito dei tre, che raggiunge il momento più alto nell’emozionante ballad conclusiva “Believe”.

In generale, per gli amanti di AOR, WestCoast, pop rock e dintorni vale decisamente la pena accaparrarsi questo prezioso compendio di quanto prodotto a nome Mecca. Non ve ne pentirete.

Giovanni Barbo

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Appassionato di cinema americano indipendente e narrativa americana postmoderna, tra un film dei fratelli Coen e un libro di D.F.Wallace ama perdersi nelle melodie zuccherose di AOR, pomp rock, WestCoast e dintorni. Con qualche gustosa divagazione.

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