Recensione: Mayank

Costruiti sullo straordinario talento del cantante brasiliano Gui Oliver, già con Auras e Landfall, i Mayank sono completati dal chitarrista Rolf Nordström (Perfect Plan), dal batterista Nicholas Papapicco e soprattutto da Alessandro Del Vecchio, che oltre ad occuparsi di basso, tastiere e produzione è il principale responsabile delle musiche celestiali che caratterizzano questo debutto.

Il punto di riferimento, proprio per la voce di Oliver, non possono che essere i Journey: la costruzione delle melodie e la classe sono una costante negli undici brani presenti sull’album, e bene si innesta – fatto non scontato – pure la chitarra di Nordström, al servizio delle canzoni e capace di regalare gustosi assoli al punto giusto, senza strafare.

Alcuni pezzi sono delle assolute perle: la scintillante “We Are One”, con il suo solare carico di ottimismo, il dolce mid-tempo “Julia’s Smile”, il dinamico crescendo di “Road To Paradise” faranno impazzire gli amanti del genere. Ma c’è pure qualche gustosa divagazione, nell’ariosa “Miracle Mile” che apre scenari in parte differenti e di grande respiro.

In generale, ci troviamo di fronte ad un prodotto di grande qualità che riesce nella non scontata impresa di mettere insieme le caratteristiche migliori dei musicisti coinvolti, uniti per la nobilissima causa dell’AOR.

Giovanni Barbo

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Appassionato di cinema americano indipendente e narrativa americana postmoderna, tra un film dei fratelli Coen e un libro di D.F.Wallace ama perdersi nelle melodie zuccherose di AOR, pomp rock, WestCoast e dintorni. Con qualche gustosa divagazione.

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