Allman Brothers Band – Recensione: The Allman Brothers Band – i ribelli del Southern Rock

La Allman Brothers Band è uno di quei gruppi che fanno parte a tutti gli effetti della storia della musica a stelle e strisce, essendone uno dei maggiori e più significativi rappresentanti. Alla loro spinta innovativa, a partire dal loro primo omonimo album del 1969, si devono definizioni quali “southern rock”, genere la cui nascita si può tranquillamente far coincidere con quell’album leggendario.

Mauro Zambellini è firma dal grande curriculum e competenza: conduttore radiofonico di Radio Varese, Rai Stereonotte, poi a Radio Popolare, e redattore di riviste storiche quali Il Mucchio Selvaggio e Buscadero, oltre che autore, fra gli altri, degli atlanti Giunti sul Southern Rock e sul Rock Blues. Non poteva che essere lui a scrivere questa appassionante e appassionata storia su una band di tale portata.

Si va dalle origini, la nascita e la formazione musicale dei fratelli Duane e Gregg Allman, i loro primi passi in un mondo della musica oramai appartenente al passato, le prime band (Allman Joys, poi Hour Glass) e le loro collaborazioni (soprattutto da parte di Duane, session man presso i mitici studi di registrazione Muscle Shoals) con importanti artisti dell’epoca, la scoperta che con un tubetto di Coricidin usato come slide la chitarra di Duane poteva fare miracoli, fino all’incontro con Barry Oakley, Dickey Betts, Butch Trucks e Jai “Jaimoe” Johanson, che costituiranno il leggendario nucleo originale della Allman Brothers Band.

Di grande fascino la descrizione dell’atmosfera che regnava nella comune di Macon, in Georgia, dove i membri della band vivevano assieme ai familiari e ai membri della crew, un fascino d’altri tempi irripetibili, caratteristico di un’epoca.

Poi il contratto discografico con la Capricorn, l’etichetta per eccellenza del rock sudista, i lunghi tour e le uscite discografiche, fino ai due tragici incidenti motociclistici che nel giro di un anno porteranno via Duane Allman e Berry Oakley. Ma anche la voglia di superare i drammatici eventi e di continuare a fare quella musica di grande livello, innovativa, ricca di influenze (la base di blues, rock e soul con forti dosi di country e jam di sapore jazzistico) che sarà in ogni loro formazione un autentico marchio di fabbrica. E poi i cambi di formazione piuttosto frequenti, con tanto di litigi spesso causati dall’abuso costante di droghe ed alcol, ma anche le vicende sentimentali e familiari dei musicisti coinvolti.

E poi le varie rinascite nel corso di oltre 40 anni di carriera, che vedranno coinvolti musicisti straordinari quali Chuck Leavell, Warren Haynes e il “figlio d’arte” Derek Trucks, tutti poi autori di loro interessantissime carriere autonome dalla band madre, nonché i progetti paralleli (Sea Level, Dickey Betts and Great Southern) e solisti, fino allo scioglimento e alla morte di alcuni dei protagonisti.

Non mancano le prefazioni di Jaimoe e Marco Denti e la postfazione di Tiziano Tononi, che ragiona sul significato di avere due batterie in una formazione, nonché le discografie complete della band e dei vari progetti paralleli, album solisti, e dei gruppi da essa derivati.

In sostanza, una biografia fra le più complete, documentate e ricche di fonti che sia mai stata pubblicata nel nostro paese, che ha anche il pregio di essere scritta, oltre che con grande competenza, anche con l’amore e la passione che l’autore trasmette in ogni riga a chi legge.

Consigliato, oltre ai fans della band, anche a chi vuole leggere uno spaccato della musica made in USA di quegli anni.

Etichetta: Shake Edizioni

Anno: 2021


Sito Web: https://www.facebook.com/mauro.zambellini

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