Marilyn Manson: Live report della data di Firenze

E’ passato poco tempo dalla’ultima visita del Reverendo Manson dalle nostre parti, precisamente lo scorso diciassette giugno all’Alcatraz di Milano. Ora come unico appuntamento è stato scelto l’Obi Hall di Firenze che ha registrato il sold out circa una decina di giorni fa a dimostrazione dell’affetto del pubblico italiano verso la band.

Ad aprire lo show questa volta troviamo una formazione italiana, proveniente da Orvieto gli Hot (Hands Of Time), sconosciuta a quasi la totalità dei presenti. Il gruppo che che si è formato nel 2009 e ha rilasciato anche un Ep nello stesso anno, propone un sound molto variegato che spazia dalla’hard rock classico ad un indie rock molto particolare, inframezzato da stacchi funky e anche reminiscenze electro pop. Questo mix alle volte risulta vincente come nella title track, mentre in altre lascia un po’ l’amaro in bocca e non si capisce dove il gruppo vuole andare a parare cercando la sperimentazione a tutti i costi. Sicuramente c’è del potenziale e se riusciranno a trovare una loro propria identità definita e bilanciare le loro varie anime musicali sentiremo ancora parlare di loro.

Intanto l’attesa per gli headliner si fa palpabile, il pubblico è letteralmente in fermento tanto che la security ha un bel po’ da fare con le prime file per tutta la durata dello show. Quando si spengono le luci un boato accoglie la band americana, sopratutto durante l’ingresso del suo leader indiscusso. Ormai si sa che il Reverendo vocalmente non è più quello di una volta, un dato di fatto espresso da chi lo segue dagli inizi e che ha visto i suoi live ai tempi d’oro, ma Manson come la religione è una fede a parte e si ama a prescindere.

L’inizio è esplosivo con “Deep Six” primo singolo estratto dalla’ultimo e valido album in studio “The Pale Emperor“, seguito da una doppietta micidiale come “Disposable Teens” e “mOBSCENE“. A seguire una convincente esecuzione di “No Reflection” e da “Cupid Carries A Gun“, tratta dalla’ultimo disco che ha sostituito “Third Day Of A Seven Day Binge” presente nella precedente scaletta. La cover di “Sweet Dreams (Are Made Of This) accende ancora di più gli animi e vede Manson camminare sui dei trampoli altissimi e aizzare dall’alto i suoi fan a piacimento.

Una versione a cappella di “Rock Is Dead” introduce la stupenda “The Dope Show” mentre nella parte finale del set troviamo una successione di pezzi da novanta che tolgono il respiro a partire da una feroce “Irresponsabile Hate Anthem” e da “Antichrist Superstar” eseguita sopra l’inconfondibile pulpito da cui Manson per l’occasione da fuoco alla Bibbia come gesto provocatorio. Su “The Beautiful People” l’entusiasmo dei presenti è incontenibile, il pezzo a distanza di tanti anni è capace di dare delle scosse di adrenalina incredibili.

Ad una struggente versione di “Coma White” inframezzata da un verso tratto da “I Don’t Like The Drugs (But The Drugs Like Me)” spetta il compito di chiudere questo set breve ma molto intenso che sicuramente farà discutere di più per il gesto della Bibbia, piuttosto che per l’entertainment visivo e sonoro creato sul palco dalla band. Polemiche a parte ai fan poco importa di queste cose sono stremati e contenti con il sorriso sulle labbra e colmi di emozione e questa è l’unica cosa che conta.

1 Comment Unisciti alla conversazione →


  1. Fabio

    Però Marilyn dai, a quasi 50 anni ancora a fare il satanasso incakkiato che brucia le bibbie, suvvia… 😉

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