Una bestia irascibile, una creatura fuori controllo. Queste le sensazioni che suggeriscono gli Scissorfight, ormai una leggenda minore dell’incrocio fra belligeranza post-core ed energia “stoner”. Se il paragone più calzante che passa per la testa è quello coi Clutch, c’è da specificare che gli Scissorfight rifuggono una certa staticità di fondo rilevabile nei Clutch (che emerge soprattutto alla lunga distanza) facendola passare attraverso il rullo dell’hardcore, come può esemplificare bene l’utilizzo degli stoppati in ‘Deliver The Yankee Coffin’. Punto di forza assoluto è l’istrionismo violentissimo e “boscaiolo” del cantante Ironlung, letteralmente devastante quando semina il terrore, gonfio di sé e di birra, nell’appropriatamente intitolata ‘The Most Dangerous Animal Is Me’: finalmente una personalità vocale senza il santino di Ozzy in tasca! Oltre lo stoner, dunque, fieramente fuori dai luoghi comuni di ciò che dagli anni ’70 deriva ma non dovrebbe dipendere in maniera simbiotica, ma soprattutto con l’intelligenza (evidentemente fuori luogo parlare di lucidità) di rubare le mosse migliori e le movenze più convincenti all’hardcore di oggi. Più “dritti” dei Cable, meno psichedelici dei Cavità, gli Scissorfight meritano d’ora in poi un posto d’onore nella geografia della musica “pesante”. In termini più accademici, un disco che spacca il culo.