Mando Diao – Recensione: Boblikov’s Magical World

Tanta musica, così poco tempo… Sono davvero tante le band significative, in senso volutamente generico, con le quali non abbiamo mai incrociato le nostre strade: per una questione di tempo, appunto, o magari di disconnessione o semplice mancanza di opportunità. Gruppi famosi nei Paesi di appartenenza, che hanno venduto milioni di dischi o che, anche tralasciando ogni valutazione di natura commerciale, si sono guadagnati uno status di culto per l’amore e la passione che ci mettono. Con la Svezia fresca vincitrice dell’Eurovision Song Contest, è giunto finalmente il tempo di accogliere sulle pagine di metallus i Mando Diao: fondato nella regione di Dalarna nel 1999 ed autore in studio di nove album, il prolifico quintetto oggi formato da Björn Dixgård (voce), Carl-Johan Fogelklou (basso), Daniel Haglund (tastiere), Patrik Heikinpieti (batteria) e Jens Siverstedt (chitarra) gode già di un particolare seguito in Germania, Austria, Svizzera e Giappone, e con l’ambizioso “Boblikov’s Magical World” si propone prevedibilmente di dare al proprio nome un’ulteriore dose di riconoscibilità, anche grazie al supporto di una Playground Music che si presenta come la più importante etichetta indipendente del territorio baltico e scandinavo.

Quello raccontato da questo decimo disco – a tutti gli effetti una raccolta di materiale già pubblicato, a formare un concept album – è un curioso mondo parallelo all’interno del quale un gruppo di agenti segreti riceve ordini dal boss, il diabolico Boblikov, per portare a termine una serie di azioni malvage a proprio esclusivo vantaggio… il tutto raccontato con un linguaggio rock’n’roll per il quale gli stessi Mando Diao hanno spesso dichiarato di ispirarsi ai Beatles. Articolato in dieci brevi episodi, che insieme totalizzano una durata di appena trenta minuti, questo nuovo lavoro trasuda però una forte personalità: suonato quasi sottovoce, una scelta che bene rispecchia il carattere di un protagonista burattinaio nascosto nell’ombra, il disco presenta tracce immediatamente apprezzabili che spaziano dall’ipnotica “Wake Up” alla hit radiofonica “Frustration”, certamente coincise nel minutaggio ma al tempo stesso tutte dotate del corredo empatico necessario a farle ricordare e cantare con gusto.

A mantenere alta l’attenzione ci sono una grande varietà dei suoni (“More More More”), una riuscita combinazione tra elementi elettronici ed altri di natura più classica (“Stop The Train”), qualche assolo elettrico alla D-A-D ed una forte componente ritmica (“Get It On”), vero filo conduttore che porta a consumare questo album con la stessa voracità con la quale si divora un piccolo e carissimo cestino di ciliegie. Nonostante la presenza di una storia interessante, è evidente che questa successione di gustosi quadretti non rappresenta il concept – esplicativo, cinematografico ed atmosferico – come spesso lo immaginiamo. Qui la ricchezza delle suggestioni, l’estensione della tavolozza e l’utilizzo di sonorità senza tempo tende invece a produrre un caleidoscopio fatto per confondere (“Primal Call”) e per distrarre (“Fire In The Hall”), quasi a rappresentare il caos moderno all’interno del quale gli agenti in forza a Boblikov – e non solo – perseguono i propri interessi, soddisfano la propria sete di potere e plasmano un mondo sempre più avido a propria immagine e somiglianza (“Rabadom Ching” è la canzone che alla fine della storia svela un po’ tutto il mistero ed il pericolo imminente). Un disordine minuziosamente pianificato, insomma, fatto per invitarci a volgere lo sguardo altrove e perdere il filo di ogni discorso, mentre ci abbandoniamo impotenti alle note di un buon ritornello.

E così un disco/circo di una mezz’oretta si ritrova ad offrire quel tipo di esperienza matura e sorprendentemente stratificata che contraddistingue tanta ottima arte: dai film ai videogiochi, la possibilità di goderne lasciandosi coinvolgere quel tanto che basta, o che in quell’esatto momento sentiamo possibile, diventa un modo per interagire con essa, creando una relazione unica ed una dimensione solo tua, che in fondo è il senso ultimo di tutto questo lavoro. Ascoltando “Boblikov’s Magical World” si capisce come i Mando Diao siano davvero capaci di raccontare per suoni ed immagini, senza dilungarsi in parole e minuti e senza per questo che il loro messaggio possa essere ritenuto incompleto o superficiale. Grazie ad una manciata di canzoni di carattere, compreso il finale intenso e vibrante di “Loner”, il quintetto svedese propone un ascolto che, con la sua micro-durata, sembra volerti concedere la possibilità di riflettere sul suo messaggio un poco alla volta, in un secondo momento, con un ulteriore ascolto che potrebbe voler scavare e cercare più a fondo. Regalandoti non solo un’esperienza stranamente toccante, ma anche un po’ di quella preziosa materia che misuriamo col movimento delle lancette. Tanta musica, così poco tempo…

Etichetta: Playground Music Scandinavia

Anno: 2023

Tracklist: 01. Wake Up 02. Frustration 03. Stop The Train 04. Get It On 05. More More More 06. Primal Call 07. Fire In The Hall 08. Animal 09. Rabadam Ching 10. Loner
Sito Web: facebook.com/mandodiaomusic

Marco Soprani

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Folgorato in tenera età dalle note ruvide di Rock'n'Roll dei Motorhead (1987), Marco ama fare & imparare: batterista/compositore di incompresa grandezza ed efficace comunicatore, ha venduto case, lavorato in un sindacato, scritto dialoghi per una skill di cucina e preso una laurea. Sfuggente ed allo stesso tempo bisognoso di attenzioni come certi gatti, è un romagnolo-aspirante-scandinavo appassionato di storytelling, efficienza ed interfacce, assai determinato a non decidere mai - nemmeno se privato delle sue collezioni di videogiochi e cuffie HiFi - cosa farà da grande.

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